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Strage di Erba: sì al ricorso di Olindo e Rosa su nuove prove

Ci vorrà un mese per leggere quali vizi di motivazione ha riscontrato la Suprema Corte nell'ordinanza dei colleghi bresciani
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La difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la coppia condannata all’ergastolo per la strage di Erba, ha segnato un punto a suo favore in Cassazione, anche se è prematuro fare valutazioni sulla portata della decisione della Suprema Corte che ha accolto il ricorso di marito e moglie contro la Corte di Appello di Brescia che aveva dichiarato inammissibile la richiesta di esaminare in incidente probatorio sette nuovi capitoli di prova che potrebbero aiutarli ad ottenere la revisione del processo.

Olindo e Rosa, rei confessi, sono stati condannati in via definitiva il 26 novembre del 2008 per aver ucciso quattro persone nella palazzina del ghiaccio in Via Diaz. Un crimine che per la sua efferatezza - e i futili motivi condominiali che lo avevano originato - aveva sconvolto tutti e sul quale è stata fatta luce, con molto clamore e talk show televisivi, dopo che gli inquirenti avevano seguito una pista sbagliata.

A perdere la vita trafitti da pugnalate - la sera dell'undici dicembre del 2006 - sono stati Raffaella Castagna appartenente a una famiglia di imprenditori di Erba e il figlioletto Youssef Marzouk, la nonna Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini accorsa a vedere che cosa succedeva nella casa di Raffaella che era stata data alle fiamme.

Sopravvisse solo Mario Frigerio, marito della Cherubini, vivo per miracolo dopo essere stato accoltellato alla gola e scampato grazie a una malformazione della carotide. Frigerio è morto nel settembre 2014, dopo una malattia. Fondamentale la sua testimonianza. Per saperne di più, occorre attendere il deposito delle motivazioni del verdetto emesso ieri sera dalla Prima sezione penale e depositato oggi.

In sostanza, ci vorrà un mese per leggere quali vizi di motivazione ha riscontrato la Suprema Corte nell'ordinanza dei colleghi bresciani. La richiesta di incidente probatorio interessa reperti non considerati nei precedenti gradi di giudizio. Si tratta di un capello trovato sul corpicino di Youssef di due anni, un accendino, un mazzo di chiavi, un giubbotto, un cellulare e una macchia di sangue. «I reperti saranno analizzati con la forma dell'incidente probatorio davanti ai giudici bresciani», spiega l'avvocato Fabio Schembri che lavora da tempo in team con Luisa Bordeaux e Nico D'Ascola con l'obiettivo della revisione.

L'annullamento con rinvio della Cassazione, secondo gli avvocati, potrebbe riaprire il caso. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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