Italia e Estero

Solo da 41% italiani consenso a Fascicolo sanitario elettronico

Shot of a young doctor using a digital tablet in a hospital
Shot of a young doctor using a digital tablet in a hospital
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ROMA, 27 NOV - Solo il 41% dei cittadini italiani ha espresso il consenso alla consultazione del Fascicolo sanitario elettronico (Fse), "strumento cruciale per la digitalizzazione del Ssn". E tra le regioni ci sono vere e proprie 'fratture digitali', dall'1% di adesione in Abruzzo, Calabria, Campania e Molise all'89% in Emilia-Romagna. Tra le Regioni del Mezzogiorno, inoltre, solo la Puglia con il 69% supera la media nazionale. E' quanto emerge da un report presentato dalla Fondazione Gimbe in occasione del 19/mo Forum Risk Management di Arezzo. "Il Fascicolo Sanitario Elettronico - dichiara il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - non è solo uno strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare la propria storia sanitaria, condividendola in maniera sicura ed efficiente con gli operatori sanitari, ma rappresenta una leva strategica per migliorare accessibilità, continuità delle cure e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. Tuttavia, ad oggi, persistono significative diseguaglianze regionali che privano molti cittadini delle stesse opportunità di accesso e utilizzo. Inoltre, la mancata armonizzazione del Fse rischia di lasciare i cittadini senza accesso a dati essenziali per la propria salute in caso di spostamento tra Regioni". Il decreto del ministero della Salute del 7 settembre 2023 ha definito i contenuti del Fse 2.0, ma non tutte le Regioni rendono disponibili tutti i documenti. "Ad oggi - spiega Cartabelotta - solo 7 tipologie di documenti sono accessibili su tutto il territorio nazionale: lettere di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, referti di laboratorio, di radiologia e di specialistica ambulatoriale, verbali di pronto soccorso". A livello regionale è presente una forte disomogeneità nella disponibilità dei documenti nel Fascicolo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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