Si apre il G20 a Roma: sintonia con gli Usa, resta il nodo clima
È iniziato a Roma il G20, il vertice tra i leader delle maggiori 20 potenze economiche del globo, che insieme rappresentano l’80% del Pil mondiale. Dopo la giornata di venerdì, in cui si sono tenuti una serie di incontri bilaterali, oggi partono ufficialmente i lavori. Prima dell’avvio, le forze dell’ordine hanno sgomberato i manifestanti di Climate camp, che avevano bloccato via Cristoforo Colombo creando problemi alla viabilità. Gli attivisti, seduti a terra, si sono fatti sollevare di peso e - scortati dalla Polizia - si sono trasferiti sotto al ministero dell’Ambiente.
La giornata di ieri
Il riconoscimento dell’ottimo lavoro svolto sui vaccini, l’apertura sulla Difesa europea, progetto che sta particolarmente a cuore all’Italia, e l’asse su clima e ripresa. Joe Biden, sbarcato a Roma nella sua prima visita italiana da presidente Usa, incontra il capo dello Stato Sergio Mattarella e subito dopo il premier Mario Draghi a Palazzo Chigi. E affronta i temi più importanti del G20, aprendo di fatto il lungo weekend romano dei grandi della Terra.
Al premier, reduce dalla maratona sulla manovra, l’alleato americano esprime apprezzamento sugli interventi messi in campo finora: «Abbiamo bisogno di mostrare che le democrazie possono funzionare e che possiamo produrre un nuovo modello economico. Tu lo stai facendo» sono state le parole dell’inquilino della Casa Bianca. La giornata di Biden, secondo presidente Usa cattolico dopo Kennedy, è iniziata però con un incontro con papa Francesco, definito, dopo un’ora e un quarto di colloquio, «il più grande combattente per la pace mai conosciuto». Un colloquio caratterizzato da «vero feeling», come ha assicurato la Casa Bianca, e dall’assicurazione che Biden potrà continuare a ricevere la comunione, nonostante le sue posizioni sulla libertà di scelta sull’aborto.
Il modello Italia per i vaccini è stato sottolineato dal presidente americano nei 45 minuti di colloquio al Quirinale. A Mattarella, Biden ha garantito che gli Stati Uniti condividono la necessità di vaccinare i Paesi più fragili senza distinguere tra Paesi alleati e no. Si tratta di uno dei pochi dossier già finiti nella bozza del vertice, sui quali c’è l’accordo tra i 20: vaccinare almeno il 40% della popolazione mondiale entro il 2021 e il 70% entro metà 2022. Ma quello con Mattarella è stato anche un commiato: il capo dello Stato non ha infatti in programma visite in Usa prima della scadenza del suo mandato.
Grande sintonia con gli Usa
Biden si è quindi intrattenuto con Draghi per oltre un’ora, in un clima che è stato definito di «gran sintonia», sciogliendo di fatto le riserve su quel progetto di difesa europea che ha visto Draghi capofila a Bruxelles e convinto sostenitore del fatto che la Nato non ne uscirà indebolita. Concetto di fatto confermato nel comunicato di Palazzo Chigi: è stata riaffermata «la solidità del legame transatlantico e l’utilità dello sviluppo della difesa europea anche per la sicurezza transatlantica, in un rapporto di complementarietà». Misure che il presidente Usa legge anche in chiave di sicurezza nei confronti del pericoloso espandersi di Pechino, spesso facilitato da debolezze e spaccature a Bruxelles. Un’Ue coesa, per Biden, è anche nell’interesse dell’America.
Resta intatto il nodo del clima, il più difficile da sciogliere, proprio per le resistenze di Pechino ma non solo. Draghi ha ringraziato Biden per l’appoggio e la determinazione a portare a casa un cospicuo pacchetto sul clima, benché dimezzato dai compromessi interni. Ma l’alleanza con gli Usa, che restano comunque tra i principali inquinatori, in questo caso non basta. La Cina sembra determinata a non retrocedere dalla deadline del 2060 per le emissioni zero. Seguita anche dall’India, terzo inquinatore mondiale che non vuole mettere una data nero su bianco e, soprattutto, chiede più risorse finanziare per accompagnare la politica green. E non è un caso che prima dell’avvio dei lavori alla nuvola di Fuksas, Draghi abbia ricevuto a Palazzo Chigi anche il premier indiano Narendra Modi. Un’ora di colloquio per cercare di trovare un compromesso tra fondi e interventi. Coesione e clima del resto hanno occupato buona parte del colloquio con Biden. Temi che, come ha sottolineato il premier, per 15 anni sembrano essere stati dimenticati dalle economie occidentali. Ma «se lavoriamo bene - è stata la risposta di Biden - questa crisi può diventare occasione». E in quel «se» c’è il negoziato senza sosta degli sherpa, che proseguirà tutta la notte, nel tentativo di aprire il vertice con una bozza di documento che contenga almeno una parvenza di accordo.Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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