Italia e Estero

Sfila a Roma la carica dei 600 sindaci: «Chiediamo più tutele»

Anche diversi primi cittadini lombardi, tra i quali il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, fra i manifestanti
I sindaci lombardi a Roma: nella prima fila a sinistra il sindaco di Brescia Emilio Del Bono - © www.giornaledibrescia.it
I sindaci lombardi a Roma: nella prima fila a sinistra il sindaco di Brescia Emilio Del Bono - © www.giornaledibrescia.it
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C'era anche una delegazione di sindaci lombardi fra i quali Emilio Del Bono tra i 600 primi cittadini di tutta Italia che hanno sfilato compatti sotto il sole cocente di Roma e con la fascia tricolore indossata, arrivando a Piazza Santi Apostoli al grido di «Dignità per i sindaci». Da Virginia Raggi a Beppe Sala, da Antonio Decaro a Chiara Appendino, da Dario Nardella a Leoluca Orlando, fino ai rappresentanti dei comuni più piccoli, con un unico scopo: «Non vogliamo l'immunità, non vogliamo l'impunità, vogliamo essere giudicati per quelle che sono le responsabilità di un sindaco. Ma le responsabilità vanno circoscritte, non si può essere responsabili di qualunque cosa. Ci ritroviamo indagati qualunque cosa accada nei nostri comuni per il solo fatto di essere sindaci, vogliamo delle tutele», ha riassunto il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Decaro aggiungendo un altro punto: «Tutti si possono candidare tranne i sindaci, senza dimettersi sei mesi prima; sembra una forma di razzismo istituzionale o qualcuno ha paura del consenso dei sindaci? Non devono averne paura, devono permetterci, come avviene per le altre figure istituzionali, di candidarci».

Sul palco gli ha fatto eco la sindaca Raggi: «Fare il sindaco è il mestiere più bello del mondo e al governo chiediamo di ascoltarci. Vogliamo lavorare con serenità, chiediamo ad esempio la riforma del sistema degli appalti perché non è possibile aspettare 2 o 3 anni per indire una gara. Liberate i sindaci dalla burocrazia!»; poi è stato il turno del primo cittadino di Milano Sala, che ha posto l'accento sull'unione degli amministratori: «Siamo uniti e andremo avanti insieme perché ciò che chiediamo è difendere la nostra comunità. Non sfoghiamoci nelle chat, chiediamo. Il nostro stato giuridico ed economico deve essere rispettato e questa volta non ci accontenteremo di un tweet di solidarietà, vogliamo i fatti. Se entro 3 mesi non avremo ottenuto una risposta saremo ancora qui».

La sindaca di Torino Appendino ha toccato il tema dei fondi del Piano nazionale di resistenza e resilienza: «Se dobbiamo spendere il soldi del Pnrr e dobbiamo spenderli noi, allora dobbiamo essere messi nelle condizioni di poter firmare senza paura. Per questo chiediamo le tutele giuste». Parole condivise dal sindaco di Firenze Dario Nardella: «Noi sindaci abbiamo a cuore le nostre città e vorremmo lavorare in un clima di maggiore serenità. Non chiediamo l'immunità o scudi penali ma la giusta proporzione in merito alle nostre responsabilità. Se cadono i sindaci, cade l'Italia». «Insieme a tutti i sindaci d'Italia dichiariamo il fallimento del federalismo fiscale e chiediamo che si torni alla finanza derivata - ha detto invece il sindaco di Palermo Leoluca Orlando - occorre che lo Stato si faccia carico soprattutto di realtà come la Sicilia, dove ci sono comuni sovraindebitati ma anche comuni sovraccreditati, a causa della mancata attuazione del federalismo fiscale».

Stamani i sindaci avevano predisposto apposite proposte di norme con cui si richiede al Governo e al Parlamento, a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione un impegno formale e concreto che porti all'adozione nell'arco dei prossimi tre mesi di un decreto-legge. Decaro, al termine della manifestazione, ha portato le proposte al premier Mario Draghi: « Sto andando a Palazzo Chigi, ci sono stato già stamattina, e ho trovato una grande disponibilità da parte del presidente Draghi. Conviene anche lui con noi sul fatto di modificare l'ordinamento giuridico».

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