Italia e Estero

Saluti romani per Ettore Muti, prosciolti a Ravenna

Un momento della celebrazione per l'anniversario della morte di Ettore Muti, il gerarca fascista di origine ravennate ucciso il 24 agosto del 1943 a Fregene, in provincia di Roma, nel corso del suo fermo e tra i militari più decorati della storia delle forze armate. La commemorazione si è tenuta all'esterno del cimitero monumentale di Ravenna, 27 agosto 2017 ANSA
Un momento della celebrazione per l'anniversario della morte di Ettore Muti, il gerarca fascista di origine ravennate ucciso il 24 agosto del 1943 a Fregene, in provincia di Roma, nel corso del suo fermo e tra i militari più decorati della storia delle forze armate. La commemorazione si è tenuta all'esterno del cimitero monumentale di Ravenna, 27 agosto 2017 ANSA
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RAVENNA, 12 GIU - Il tribunale di Ravenna in udienza predibattimentale ha prosciolto Mirko Santarelli già responsabile degli Arditi, e Domenico Morosini, dall'accusa di aver violato la legge Mancino in occasione della commemorazione del gerarca fascista Ettore Muti svoltasi di fronte al Cimitero di Ravenna il 23 agosto 2020 con rito del presente e saluti romani. "Oggi a Ravenna abbiamo vissuto un momento storico della giustizia e del diritto", dice l'avvocato Francesco Minutillo, difensore di Santarelli. E' una delle prime pronunce dove vengono applicati i criteri delle Sezioni unite della Cassazione nella sentenza di gennaio. "Il diritto a commemorare i nostri martiri e defunti seguendo il rito fascista compie dunque oggi un deciso passo in avanti" dice l'avvocato Minutillo, autore del libro 'Anche i Fascisti hanno Diritti'. La sentenza, dopo un'ora di camera di consiglio, è del giudice Antonella Guidomei, il pm era Silvia Ziniti. "Siamo riusciti a non andare neppure a processo" spiega Minutillo, "la Procura aveva già abbandonato l'ipotesi della legge Scelba ed aveva insistito solo proponendo la violazione dell'art. 2 della legge Mancino reputando che il saluto romano all'interno del rito del presente costituisse una simbologia del Partito fascista e dunque di una associazione tesa a propagandare e diffondere ideologie razziste. Ma per l'integrazione del reato sarebbe stato necessario dimostrare che l'associazione razzista esisteva ancora nell'attualità. Ovvero qui ed oggi. Ma così non è stato, e, dopo la Cassazione lo certifica anche un Tribunale di merito".

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