Italia e Estero

Rubati 200 chili di sabbia della Sardegna per venderla online

Trovati dagli agenti in aeroporto a Cagliari, ora la Forestale pensa a misure di contrasto
Le bottigliette sequestrate, riempite di sabbia rubata dalla spiaggia
Le bottigliette sequestrate, riempite di sabbia rubata dalla spiaggia
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Il saccheggio delle spiagge sarde non si ferma, neppure davanti alle numerose denunce e alle campagne di sensibilizzazione che vedono in prima fila l’associazione Sardegna rubata e depredata che ha stretto diversi accordi, tra cui quello con Federalberghi, per promuovere la tutela dei litorali dell’Isola.

Circa 200 chili di granelli di quarzo, rubati nelle ultime settimane dalla spiaggia di Is Arutas (Oristano), sono stati recuperati all’aeroporto di Elmas dagli agenti delle security e ora verranno restituiti alla collettività. Una cinquantina di bottiglie di plastica sequestrate e diverse segnalazioni alle autorità competenti. «Non si tratta più di persone che prendono un mucchietto di sabbia per l’acquario di casa, ma di un vero e proprio fenomeno organizzato per vendere la sabbia sarda sul web e lucrarci sopra.

È evidente che c'è un mercato dietro: lo abbiamo già denunciato quando abbiamo svelato le vendite sui siti di e-commerce - aggiunge - magari il tutto è iniziato in maniera spontanea qualche anno fa, ma è diverso». Lo dice all’Ansa Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico Onlus (Grig), una delle associazioni ambientaliste sarde.

Intanto il Corpo forestale regionale sta immaginando nuove modalità per colpire i turisti predoni: «La Regione sarda - ricorda il comandante Antonio Casula - ha una normativa ben precisa in merito a questo tipo di ruberie, la legge 16 del 2017, e questa prevede multe dai 500 ai tremila euro. Noi, come la Guardia di finanza, i Carabinieri e la Polizia, facciamo il sequestro del materiale e notifichiamo la sanzione, ma poi i turisti tornano nel loro Paese e il più delle volte non pagano. Per questo stiamo ragionando con l’ufficio legale per applicare l’istituto delle ganasce fiscali: auto o imbarcazione ferme fino a quando la multa non viene pagata. Ci sembra l’unico modo per contrastare il fenomeno, visto che non è possibile conciliare al momento della contestazione».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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