Italia e Estero

Riaperture «sul filo del rasoio»: l'attenzione deve restare alta

Le prossime settimane saranno cruciali, ma secondo gli esperti in zona gialla la curva risalirà «inevitabilmente»
Le riaperture del 26 aprile non devono essere un «libera tutti» - Foto Ansa/Angelo Carconi © www.giornaledibrescia.it
Le riaperture del 26 aprile non devono essere un «libera tutti» - Foto Ansa/Angelo Carconi © www.giornaledibrescia.it
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Il rischio che le curve dell'epidemia possano cambiare direzione e tornare verso l'alto c'è, calcolato, e la scelta di riaprire è il frutto di un compromesso, per cercare l'equilibrio con le difficoltà economiche e sociali del Paese. A dirlo in coro, ammettendo anche di comprendere le ragioni della scelta, sono esperti e tecnici. Lo sottolinea anche il ministro della Salute Roberto Speranza, che parlando della ripartenza delle scuola chiede l'aiuto di tutti. Parla di un «rischio ragionato» e aggiunge: «Dobbiamo chiedere aiuto alle persone, soprattutto ora avremo ancora più bisogno di attenzione, mascherine, distanziamento, lavaggio mani».

Numeri alla mano i tecnici cercano di prevede cosa potrà succedere nelle prossime settimane dopo queste riaperture definite da Gimbe «sul filo del rasoio». Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute e membro del Cts, spiega che le prossime settimane saranno cruciali e che ci si affida al sistema di allerta rapido per intervenire, il che si traduce con nuove chiusure, se saranno necessarie, o tracciamenti, se i numeri dei contagi lo consentiranno.

A Repubblica dichiara che «il rischio accettabile per un epidemiologo è zero, per un economista può essere 100 e per chi ha dovuto chiudere un'attività è ancora più elevato». «È legittimo che la politica trovi una sintesi - dice - e saranno cruciali le due-tre settimane successive». Poi fa sapere che potrebbero avere via libera rapidamente i test salivari: «Sono affidabili ormai quanto il tampone».

Le riaperture sono una «decisione politica inevitabile. Serve la massima collaborazione dei cittadini per non compromettere la stagione estiva, evitando il liberi tutti per non arrivare ad una nuova impennata dei casi» spiega invece all'Ansa il presidente di Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, che osserva come la circolazione del virus sia ancora rilevante, seppur con notevoli differenze regionali.

La curva dei ricoveri con sintomi, dopo aver raggiunto il picco (29.337) il 6 aprile, ha iniziato la discesa con una riduzione del 18% in 11 giorni: i numeri assoluti sono ancora molto elevati (24.100) e la soglia di saturazione è maggiore del 40% in 5 regioni. Anche la curva dei pazienti in terapia intensiva ha raggiunto il picco il 6 aprile (3.743), ma la discesa è più lenta con una riduzione del 10,7% in 11 giorni: rimangono occupati 3.340 posti letto con soglia di saturazione maggiore del 30% in 13 regioni. Ma, soprattutto, la media di ingressi giornalieri rimane intorno a 200.

«Spetta alla politica contemperare il diritto alla tutela della salute con gli altri diritti e libertà tutelati dalla Costituzione». Gli effetti di un'Italia rosso-arancione si protrarranno almeno sino alla metà di maggio, di conseguenza nelle prossime settimane continueranno a scendere i nuovi casi e a ridursi la pressione sugli ospedali. Ma il progressivo ritorno al giallo determinerà «inevitabilmente» una risalita della curva dei contagi, «da un lato mitigata dalla ridotta probabilità di contagio all'aperto per l'aumento delle temperature che riduce l'effetto aerosol, dall'altro alimentata dall'aumento dei contatti sociali e, soprattutto, dal mancato rispetto delle regole».

 

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