Riaperture, gli indici che dicono male alla Lombardia
R0 (erre con zero) e Rt (erre con t) ci sono divenuti sinistramente noti, quantomeno per l'uso ricorrente che ne fanno gli esperti, per fotografare l'anadamento della pandemia di coronavirus. In soldoni, si tratta degli indicatori con cui gli epidemiologi fanno riferimento a due parametri entrambi importanti ma differenti.
R0 costituisce l'indice netto di riproduzione, cioè il valore che indica quante persone in media un malato può contagiare in una popolazione mai venuta a contatto con un virus, ad esempio il Covid-19. Di fatto, è il valore che indica «la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva» (cit. Iss) all'origine di un'epidemia. E ci dice di suo quanto il virus è in grado di diffondersi se non contrastato.
Rt invece consente di valutare l'efficacia delle misure di contenimento della diffusione di un virus messe in atto, dal momento che è correlato al fattore tempo: in altre parole, indica il numero medio di nuove infezioni generate da un malato in un dato momento di una epidemia: sotto il valore 1 la diffusione decresce, sopra, intuitivamente aumenta.
I due fattori, va da sé, sono diversi ma difficilmente possono essere sostituiti l'uno con l'altro tra i 21 indicatori che concorrono a definire il rapporto settimanale dell'Iss attraverso il quale viene monitorato l'andamento del virus nelle singole regioni anche al fine di adottare eventuali restrizioni ove necessarie. Nell'ultima settimana era stata avanzata la possibilità - stroncata comprensibilmente dagli esperti - di adottare l'R0 in luogo dell'Rt.
Ora, però, emerge - non senza polemiche politiche - che a preoccupare per la situazione di alcune regioni, Lombardia in testa, ci sono altri e meno noti parametri.
Sono l'Indice di rischio netto, che esprime il numero di nuovi contagi settimanali in una data area, e l'Indice di rischio potenziale, che fotografa il rapporto tra malati effettivi in un dato momento e popolazione complessiva, riconducendo il dato ad una base di 10mila abitanti.
Particolarmente eloquente in tal senso appare il secondo indicatore. Oggi in Lombardia si contano ufficialmente 24.037 soggetti affetti da Covid-19 (440 meno di ieri) che su poco più di 10 milioni di abitanti equivale a dire circa 23,9 casi ogni 10mila abitanti. Tanti sono cioè i soggetti potenzialmente inffettivi ogni 10mila residenti nella nostra regione. Il Piemonte, per menzionare una regione non messa benissimo, conta invece 6.464 attualmente positivi. Pur essendo di gran lunga inferiore il numero di residenti, 4,35 milioni, fatti i debiti calcoli, vanta un indice molto più basso: circa 14 casi ogni 10mila abitanti.Uno scarto non banale, specie se si pensa che è uno di quelli sui quali verrà valutata la possibile riapertura dal prossimo 3 giugno. Senza contare che come ormai sappiamo si tratta di dati che fotografano solo una parte del fenomeno, essendo la gran parte del contagio sul territorio non riscontrata.
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