Regione Lombardia, oggi la prima seduta del Consiglio tra incognite e liti bipartisan
Oggi si riunisce il Consiglio regionale della Lombardia per la prima volta e difficilmente andrà tutto liscio come l’olio. E questo sarà probabilmente un destino che accomunerà entrambi gli emicicli dell’Aula: quello che ospita gli scranni di una maggioranza ancora impigliata (ormai palesemente) nei giochi di forza interni, tra le urla furibonde di chi tratta incessantemente (le segreterie politiche regionali) e il silenzio tattico dei delusi (a partire dalla Lega). E l’emiciclo in cui dovranno convivere le opposizioni, fino a ieri sera lontanissime da un’intesa.
I malumori bipartisan hanno anche un punto di caduta congruente: i posti. Perché, «inutile girarci attorno» come ripete chi ha più esperienza politica sulle spalle, è attraverso i ruoli e le posizioni che si stabilisce subito chi comanda in maggioranza e chi guida in minoranza.
La XII legislatura di Regione Lombardia inizia insomma oggi con uno scenario sfocato, fatto di contese fra correnti interne agli stessi partiti, interne al centrodestra e interne alle opposizioni che non vedono centrosinistra, Terzo Polo e Lista Moratti sintonizzati sullo stesso canale. Per questo c’è chi dice che la giornata dedicata all’insediamento del Consiglio regionale, di scena da programma dalle 10.15 alle 16, sarà tutt’altro che noiosa.I ruoli
A presiedere la seduta sarà il consigliere più anziano: di diritto spetterebbe dunque a Vittorio Feltri (eletto a Milano) che ha però subito declinato («la regola del più vecchio mi offende» ha dichiarato). Il testimone passa quindi al presidente Attilio Fontana che, nel corso della prima turbolenta riunione di Giunta, ha confermato di non voler fare a sua volta staffetta (la palla sarebbe in quel caso passata a Vittorio Sgarbi): un unicum nella storia della Lombardia che a guidare l’Aula sia lo stesso presidente della Regione.
Il ruolo di consiglieri segretari sarà invece ricoperto in prima battuta dai due eletti più giovani, ossia Michele Schiavi e Paolo Romano.
Come funziona l’insediamento
Al primo punto all’ordine del giorno ci sono le comunicazioni sulla proclamazione degli eletti e sulla composizione della Giunta regionale. Seguiranno la presa d’atto della sospensione dalla carica di consigliere degli assessori e i conseguenti subentri: complessivamente saranno undici le sostituzioni, tra cui l’ingresso dei bresciani Claudia Carzeri (Forza Italia) e Giorgio Bontempi (Fratelli d’Italia).
Si passerà poi all’elezione del presidente del Consiglio regionale (l’incarico è per Federico Romani, ma non tutti nel centrodestra sembrano appoggiare in pieno l’orientamento) e degli altri componenti dell’Ufficio di presidenza: i due vicepresidenti e i due segretari. E qui cominciano i guai.
Le cariche in gioco
In ballo ci sono tutte cariche ambite: i due vicepresidenti (l’assessore al Bilancio Marco Alparone e il sindaco di Brescia Emilio Del Bono per il Pd) e i due segretari (in quote uguali a maggioranza e opposizione). Ma il meccanismo rischia di incagliarsi sul nascere: fino a ieri sera, infatti, nell’elenco delle proposte dei partiti (tutti i partiti, quindi sia maggioranza sia opposizione) comparivano solo nomi maschili, in barba alla necessaria quota rosa.
Se il centrodestra può farla da padrone, a dover schierare un nome fuori sacco dovrà essere necessariamente centrosinistra o Terzo Polo e Lista Moratti, che però sono andati in cortocircuito su un’intesa che non è mai stata raggiunta. Alla fine riceverà lo scranno della presidenza dell’Aula il consigliere che nelle prime tre votazioni riuscirà a conseguire la maggioranza dei due terzi, mentre dalla quarta votazione in poi sarà sufficiente la maggioranza assoluta.
L’elezione dei due vicepresidenti e dei due consiglieri segretari richiederà invece due distinte votazioni: a spuntarla sarà chi riuscirà ad incassare il maggior numero di consensi (in caso di pareggio, la regia andrà al più anziano per età). La XII legislatura inizia decisamente in salita.
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