Italia e Estero

Referendum, Renzi: «Con il No si rischia il governo tecnico»

Sfida a distanza tra il premier e Berlusconi negli studi Mediaset. Il Financial Times: «Se vince il No 8 banche a rischio»
Matteo Renzi ospite di Barbara D'Urso
Matteo Renzi ospite di Barbara D'Urso
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«Il rischio del governo tecnico c'è, è evidente». Matteo Renzi ormai lo dice a chiare lettere. Se vince il No al referendum non solo resterà «la Casta», ma potrebbero tornare gli «inciuci» o gli esecutivi alla Monti, «subalterni all'Europa». E così lancia un messaggio che possa giungere anche alle orecchie degli elettori del centrodestra. 
Anche a casa di Silvio Berlusconi, nello studio di Canale 5, dove il Cavaliere viene accolto da esplosioni di applausi e dal «Silvio, Silvio» a lui caro. «Vincerà il No poi faremo una legge elettorale proporzionale e andremo al voto», lo sfida l'ex premier. E Renzi avverte gli elettori tutti: l'esito sarebbe «un bel governo di inciucio per cambiare le poltrone» o un esecutivo alla Monti.
Nell'ultima domenica pre-elettorale un agguerrito corteo del No si snoda nel centro di Roma blindato, urla slogan contro il governo e fa bersaglio Bankitalia del lancio di uova. Ma non è il sintomo di un Paese lacerato: «Il 5 dicembre l'Italia tutta insieme dovrà andare avanti», assicura Renzi dal salotto Mediaset di Barbara D'Urso, dove si confronta con Berlusconi («Purtroppo a distanza», si rammarica). 


Il leader di FI torna ad accusare il campione del Sì di essersi fatto «su misura» una riforma «inaccettabile», mentre non si cura dei «15 milioni di italiani che sono poveri». Mezz'ora dopo, Renzi si siede sulla stessa poltroncina bianca, scambia battute altrettanto cordiali con la padrona di casa, e prova a convincere il pubblico berlusconiano che potranno pur votare il Cavaliere alle prossime elezioni, ma intanto devono dire Sì per contrastare la Casta e la burocrazia.

«La gente non ne può più di un Paese bloccato: la Corte Costituzionale ci ha impedito di licenziare i furbetti del cartellino», dice con riferimento alla bocciatura della riforma Madia. 

Intanto il Financial Times scrive che con il No otto banche italiane sarebbero a rischio fallimento. E fa discutere l'endorsement di Jean Claude Juncker al Sì: «Spero non vinca il No», dice il presidente della commissione Ue, assicurando di non voler interferire.

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