Reazione alle sanzioni Ue: lista nera russa per Sassoli
Otto alti funzionari europei, tra cui il presidente dell’europarlamento David Sassoli, sono stati inseriti nella black list della Russia di Putin, che ha annunciato la sua dura risposta alle sanzioni varate a marzo dall’Ue contro sei dirigenti russi per il caso dell’oppositore in carcere Alexey Navalny e per altre gravi violazioni dei diritti umani. Il ministero degli Esteri di Mosca ha vietato l’ingresso in Russia oltre che al presidente del Parlamento europeo anche alla vice presidente per i valori e la trasparenza della Commissione Europea Vera Jourova e ad altri sei funzionari di Paesi europei.
«A quanto pare, non sono il benvenuto al Cremlino? Lo sospettavo» ha commentato Sassoli: «Nessuna sanzione o intimidazione fermerà me o l’Europarlamento dalla difesa dei diritti umani, della libertà e della democrazia. Le minacce non ci zittiranno», ha poi proseguito citando Tolstoj: «Non c’è grandezza dove non c’è verità».
Secondo Mosca «l’Ue prosegue nella sua politica di misure restrittive unilaterali illegittime contro i cittadini russi e le organizzazioni russe. Tali azioni dell’Ue - si legge in un comunicato del ministero degli Esteri russo - non lasciano dubbi sul fatto che il loro vero obiettivo sia frenare lo sviluppo del nostro paese ad ogni costo per lanciare una sfida aperta all’indipendenza della politica estera e interna della Russia».
Immediata la reazione in Italia ed in Europa. Il ministro degli Esteri Di Maio ha sentito Sassoli per esprimergli «piena solidarietà». Messaggi dello stesso tenore sono arrivati anche dal commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, che ha definito le sanzioni russe «tanto ingiustificate quanto inutili».
«La mia solidarietà al presidente del Parlamento europeo David Sassoli, colpito dalle sanzioni decise dal governo russo. Un gesto di ostilità incomprensibile, non compatibile con i valori della democrazia europea e con i principi del diritto internazionale», ha scritto il presidente della Camera Roberto Fico, mentre il segretario del Pd, Enrico Letta, ha parlato di «un atto di ostilità senza precedenti» e ha assicurato che «il pdnetwork tutto reagisce con durezza, a difesa della democrazia europea» e continua a «chiedere con ancora più forza la liberazione di #Navalny».
E sulla vicenda, tra gli altri, è intervenuta anche la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, parlando di un «gesto intimidatorio senza precedentì. Le nuove misure restrittive arrivano in un momento di particolare tensione nei rapporti tra la Russia e l’Occidente, che hanno portato all’espulsione di numerosi diplomatici da ambo le parti.
Bruxelles il 2 marzo ha imposto il divieto di viaggi e il congelamento dei beni in territorio Ue a quattro pesi massimi del sistema statale russo per l’incarcerazione del rivale numero uno di Putin, Alexey Navalny, e per la repressione a colpi di manganello e con migliaia di arresti delle manifestazioni pacifiche per chiedere la liberazione dell’oppositore.
Il 22 marzo l’Ue ha sanzionato alcune persone ritenute responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, e tra loro due russi accusati di perseguitare gli omosessuali in Cecenia. Mosca ha così risposto a queste misure. Oltre a Sassoli e Jourova, nella lista nera del Cremlino sono finiti diversi dirigenti dei Paesi Baltici, ma anche il membro della delegazione francese all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa Jacques Maire, il capo della procura di Berlino Jorg Raupach, e Asa Scott, che guida il laboratorio per la sicurezza chimico-biologica e nucleare dell’istituto di ricerca svedese della Difesa, cioè l’istituto che ha confermato le conclusioni degli esperti tedeschi secondo cui Navalny è stato avvelenato con il Novichok, una neurotossina che si ritiene sia stata sviluppata in Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda. Navalny è finito in carcere non appena ha rimesso piede a Mosca di ritorno da Berlino, dove è stato curato per l’avvelenamento per il quale si sospettano i servizi segreti del Cremlino.
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