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Ramy, carabiniere: 'Diffidammo testimone sul video dei soccorsi'

Frame agli atti dell'indagine sulla morte di Ramy Elgaml, Milano, 10 gennaio 2025. ANSA
Frame agli atti dell'indagine sulla morte di Ramy Elgaml, Milano, 10 gennaio 2025. ANSA
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MILANO, 21 FEB - Si sono avvicinati a lui solo per diffidarlo dal divulgare quelle immagini, convinti che avesse fatto un video delle fasi dei soccorsi e del massaggio cardiaco, immagini poco etiche che non avrebbe dovuto mandare in giro. Così uno dei due carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e favoreggiamento nell'inchiesta sul caso di Ramy Elgaml - il 19enne egiziano morto dopo un inseguimento dei carabinieri allo scooter guidato da un amico - ha ricostruito, interrogato oggi in Procura, la vicenda della richiesta di cancellazione di un video girato da un testimone. Simile, pare, la versione ai pm dell'altro carabiniere sentito. I due carabinieri, indagati per favoreggiamento e depistaggio e frode processuale, sono stati sentiti stamani, dopo una convocazione con invito a comparire, in Procura a Milano dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini in un filone dell'inchiesta, coordinata anche dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dal procuratore Marcello Viola. L'altra tranche riguarda l'accusa di omicidio stradale contestata al carabiniere che era alla guida dell'ultima macchina inseguitrice e a Fares Bouzidi, che era alla guida dello scooter inseguito per otto chilometri il 24 novembre scorso. Bouzidi è a processo con rito abbreviato per resistenza a pubblico ufficiale. Da quanto si è saputo, oggi il carabiniere, a cui viene contestato in particolare l'aver intimato ad un giovane, che si trovava all'angolo tra viale Ripamonti e via Quaranta dove si concluse l'inseguimento, di cancellare un video dal telefono, ha spiegato ai pm che lui e il collega si sono avvicinati perché pensavano che avesse fatto immagini delle fasi dei soccorsi, dei due ragazzi a terra, del massaggio cardiaco. E l'avrebbero diffidato dal diffonderle e avrebbero chiesto a lui anche i documenti. Tanto che, come emerso da una consulenza informatica, la foto del documento del testimone è stata ritrovata nel telefono di uno dei due militari. Il giovane teste oculare aveva raccontato a verbale che lui era riuscito a riprendere col telefono le ultime fasi dell'incidente e che i due militari si erano avvicinati e l'avevano obbligato a cancellarlo e lui l'aveva fatto. Il tecnico informatico Marco Tinti, nominato dalla Procura, ha rilevato tracce della cancellazione di un filmato, senza riuscire, però, a recuperarlo.

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