Radio Kiev: «Si combatte, per ora niente scambio di prigionieri»
Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.
Caro Slava, ucraino in Italia, con occhi e orecchi nella tua patria, cosa hai ascoltato oggi dalla tua terra?
«A Kiev non è cambiato nulla. Oggi il mio amico Constantin ha spedito la sua famiglia in Bulgaria, moglie e figlio, partiti a mezzogiorno, passati 100 chilometri in sei ore, via Leopoli-Polonia e Bulgaria. Ti fermano ogni km per una verifica. Constantin lavora in una ditta grande fabbrica della metallurgia. Constantin è un funzionario. Lavora via internet.
Igor, un amico di Odessa, è direttore di un negozio tipo Le Roi Merlin, la sua famiglia è già fuggita in Moldova. Sua moglie è invece rimasta vicino a lui a Odessa. I nazisti russi non arrivano ancora, un'ora fa sono stati abbattuti due aerei militari russi, uno è caduto nel mare e dieci minuti fa il nostro portavoce l'ha confermato. Due piloti presi prigionieri e le mando un video file di testimonianza in cui il pilota, il maggiore Crasnoyarzev è stato interrogato.Tutte le strade sono affollate da chi cerca di scappare dalla guerra, donne con bambini. Gli uomini, qualcuno combatte nell'esercito, qualcuno combatte in una milizia nella propria città, come delle riserve che aspettano il loro turno per entrare in esercito. Da noi, il portavoce sostiene, anche con sorriso, che volontari che vogliono combattere sono di più delle armi a disposizione. Arrivano molti aiuti di ogni genere da tante nazioni dell'Occidente.
Per adesso niente scambio di prigionieri. Si organizzano posti per sistemare le migliaia di prigionieri. Non saranno dei lager, noi rispettiamo le regole della convenzione di Ginevra. Non so proprio se i russi siano i leali come ucraini. Sono passati dieci giorni e la nostra resistenza diventa più grande, nessuno fa passo indietro. Putin non si aspettava questo».
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