Italia e Estero

Radio Kiev: «Probabile che i bielorussi entrino in guerra»

Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana
Una foto da Kiev - Ansa © www.giornaledibrescia.it
Una foto da Kiev - Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.

Dicono che ci sia un attacco imminente su Kiev. Cosa suggeriscono le tue fonti, caro Slava?
«Non direi. Più probabile che i bielorussi entrino in guerra contro di noi. Il presidente della Bielorussia Lukascenko è stato cinque ore con Putin. I russi non hanno forze sufficienti e hanno bisogno di un alleato, sono stanchi, vogliono dei cambi. Un conto entrare in Ucraina, un conto vincere. 90%, per me, i bielorussi entreranno in guerra. A Mariupol la situazione è sempre più difficile, il sindaco parla di 1586 civili morti, probabile che siano molti di più. Putin cerca di castigare chi non si arrende e non fa entrare cibo e acqua in Mariupol. Questo è terrorismo. Putin non ha paura di un'altra Norimberga a meno che noi riusciamo a sconfiggerli, allora sarebbe battuto, cambierebbero i capi, Norimberga possibile». Stanotte, Dnipro è stata bombardata per la prima volta. «In Dnipro è stata colpita una fabbrica che produce scarpe, un asilo nido e case private. Vengono colpiti luoghi di nessuno interesse militare. Lì vicino si trova la sorella di mia moglie con suo figlio. Sono molto preoccupati e cercano di partire e venire da noi, in Italia. Non vogliono venire da noi come profughi e non chiedono aiuti: scrivete bene e chiaro questo. Noi ringraziamo popolo italiano, ma non vogliamo pesare su nessuno. Vengono da noi, tra Brescia e Bergamo, abbiamo permesso dei nostri datori di lavoro. Vengono ospiti da noi e ce la facciamo. Arriveranno attraverso un corridoio umanitario, con la loro Renault di seconda mano, presa 3 anni fa. A loro e a noi interessa soltanto il permesso, poi ci arrangiamo. Con tutto il rispetto degli italiani e dello Stato Italiano, non vogliamo pesare su altri».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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