Italia e Estero

Radio Kiev: «La tragedia dell'Ucraina è soltanto l'inizio»

Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in Ucraina
L'esercito ucraino ai confini di Kyiv - Foto Epa/Roman Pilipey © www.giornaledibrescia.it
L'esercito ucraino ai confini di Kyiv - Foto Epa/Roman Pilipey © www.giornaledibrescia.it
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Un ponte tra l'Italia, dove vive, e l'Ucraina, dove è nato e cresciuto. Slava è un uomo di 48 anni che vive nella Bassa Bresciana e che ogni sera si collega con amici e parenti che vivono in città e villaggi sotto gli attacchi dei soldati russi. Ogni giorno, attraverso Slava, parleremo con chi sta vivendo la guerra in prima persona: questo progetto si chiama «Radio Kiev» ed è a cura di Tonino Zana.

Tredicesimo giorno di guerra, Slava, i russi attaccano e non sfondano.

«Non tanti sanno quello che succede veramente. Oggi ho parlato con il mio amico Constantin, lui è arrivato a Kiev un anno fa, ma più di cinque anni ha lavorato in fabbrica di metallurgia in Mariupol, fortemente bombardata. I russi ingannano sui corridoi umanitari, li usano come scudi e se non riescono li uccidono e chiamano i loro giornalisti per condannare gli ucraini che hanno causato il fallimento del corridoio umanitario. Bismark, capo germanico, diceva dei russi che gli accordi che firmano non valgono la carta su cui hanno messo la firma. Il mio amico Constantin conferma i tradimenti dei russi, così è stato nella guerra del 2014.

Noi ucraini eravamo la terza potenza nucleare nel mondo dopo Russia e Stati Uniti, con l'accordo di Budapest del 1993 abbiamo rinunciato e questo è il ringraziamento per aver mantenuto la nostra parola. L'Europa deve capire bene quello che non ha ancora capito. La tragedia dell'Ucraina è soltanto l'inizio. Presto toccherà alle nazioni europee, in Italia non avete ancora compreso il pericolo che porta Putin. La benzina a 2 euro e qualcosa il litro è il principio di una terribile questione.

La mia famiglia in Ucraina è formata da mia madre, che resiste con coraggio e non ha paura di niente, dalla sorella di mia moglie a Dnipro con suo figlio. Noi gli abbiamo detto oggi che i nostri datori di lavoro bresciani sono pronti ad accoglierli vicino a noi. Ma, per ora, non si muovono, vogliono aspettare ancora... E poi non vogliono lasciare la madre.

Sul fronte della capitale, secondo me, nelle prossime 48 ore i russi cercheranno di sfondare, ma saranno respinti. Ci vogliono 250mila uomini per battere una città di 3-4 milioni di abitanti e i russi sono circa 30 mila alle porte di Kiev. Li respingeremo, i militari nostri sono addestratissimi. Nessuno può capire cosa accadrà se non ha provato e conosciuto i russi come li conosciamo noi ucraini. Sta arrivando il vento di un cambiamento assoluto. L'Ucraina è un inizio soltanto. Siamo al punto di non ritorno».

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