Italia e Estero

«Qui si fa l'Italia»: i podcast partono con Coppi e Bartali

In occasione della Festa della Repubblica il via al progetto: si parlerà di Piazza Fontana, Moro, divorzio e aborto e del Mundial '82
Coppi e Bartali - © www.giornaledibrescia.it
Coppi e Bartali - © www.giornaledibrescia.it
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È attorno all'immagine di Gino Bartali che per pochi secondi vince sul rivale Fausto Coppi in quel mitico Giro della Rinascita del 1946, con un'Italia ancora intenta a leccarsi le ferite ma pronta a ripartire, che si sviluppa la prima puntata di «Qui si fa l'Italia», il podcast originale sulla storia italiana ideato e prodotto da Lorenzo Pregliasco e Lorenzo Baravalle, disponibile su Spotify.

Nato con l'obiettivo di raccontare il passato ai giovani che non l'hanno vissuto, per comprendere i fatti accaduti ma anche chi siamo diventati oggi, «Qui si fa l'Italia» raccoglie la sfida di ripercorrere la nostra storia in 8 puntate, ognuna con un ospite autorevole, alternando i grandi avvenimenti alle curiosità, agli aneddoti e alla cultura popolare. Un racconto quindi fresco e coinvolgente che, proprio in occasione del settantacinquesimo anniversario del referendum del 2 giugno 1946, non poteva non iniziare con la nascita della Repubblica Italiana: ad aiutare gli autori nella prima puntata è Sabino Cassese, che chiarisce soprattutto alcuni aspetti chiave relativi alla scrittura della nostra Costituzione. Ma nel primo episodio c'è spazio anche per eventi noti e non, come i ritardi dei conteggi delle schede al referendum o la storia della madre del giornalista Giampaolo Pansa, che volle far sapere al mondo che si recava al voto per la prima volta a 43 anni.

«Il 2 giugno è il primo momento in cui l'Italia nuova ha mosso i suoi primi passi: dovevamo partire necessariamente da lì», dice all'Ansa Lorenzo Pregliasco, «raccontiamo non soltanto quel giorno storico, ma come si ci si è arrivati e quali sono state le conseguenze. Vogliamo far capire che quello della nascita della Repubblica non è stato un percorso facile né scontato, che ci sono state la Resistenza e la Liberazione».

Al contesto storico si aggiunge il riferimento al Giro d'Italia, che proprio nel '46 riparte dopo esser stato fermo durante la guerra: «Il 1946 è stato un anno di rinascita non solo per le istituzioni, ma anche per la cultura, l'arte e anche per lo sport. E il ciclismo all'epoca era proprio lo sport più amato: quel Giro rappresentò la difficoltà ma anche la voglia di farcela di nuovo. Proprio come sta accadendo oggi con il Paese che vuole ricominciare a vivere dopo la pandemia».

Le puntate successive parleranno dell'attentato di Piazza Fontana con Benedetta Tobagi, di diritti e delle leggi sul divorzio e sull'aborto con Emma Bonino, del caso Moro con Marco Damilano, di Sandro Pertini e del Mundial '82 con Paolo Condò, di Enrico Berlinguer e dell'ultimo comizio a Padova con Walter Veltroni, delle stragi di Capaci e via d'Amelio con Enrico Mentana, fino ad arrivare alla discesa in campo di Berlusconi del 1994 con Giuliano Ferrara.

Come sono stati selezionati gli eventi storici? «Abbiamo scelto quelli che secondo noi sono stati gli eventi che hanno segnato un prima e un dopo, tutti quei momenti che hanno avuto più effetti anche sul nostro presente, lasciando tracce importanti: penso ad esempio agli anni '70 e alla lunga strada dei diritti, di cui ancora oggi si discute», prosegue Pregliasco, «la nostra è stata una scommessa: proporre in un contributo audio di 30-45 minuti il racconto di quello che i ragazzi non solo non hanno vissuto, ma di cui probabilmente sanno poco. Vogliamo far capire, attraverso aneddoti e curiosità accanto ai fatti, che ciò che vediamo oggi non è poi così lontano da quello che accadeva ieri. Le cose remote sono vicine. E agli ospiti abbiamo chiesto proprio di provare a creare un racconto pensando ai giovani, per costruire un ponte verso di loro».

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