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Quando, che tipo e perché fare un tampone? Una guida rapida

In questo periodo di festività, è iniziata la corsa ai test in previsione di cene e pranzi in famiglia per evitare i contagi Covid-19
Un tampone - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Un tampone - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Con l'aumentare progressivo dei contagi alle soglie delle festività natalizie, aumentano gli italiani che ricorrono all'uso del tampone prima di riunirsi in pranzi e cene con famiglia ed amici. Sarà un Natale diverso, anche e soprattutto grazie ai vaccini che, come più volte ribadito da scienziati e virologi, pur non impedendo la possibilità di contagiarsi, riducono drasticamente la possibilità di contrarre i sintomi più gravi della malattia.

Quando fare un tampone

Se si mostrano sintomi associabili a quelli del Covid. Inoltre,il test (che sia rapido o molecolare) dev’essere fatto da un minimo di 48 ore dopo il contatto stretto con un positivo fino a 5 giorni dopo. In questo articolo abbiamo spiegato la differenza tra contatto stretto (ad alto rischio) e contatto a basso rischio: distinzione importante per comprendere quando effettuare il tampone. Nel secondo caso non dobbiamo fare il tampone.  

C’è il rischio che il test rapido dia esito «falso negativo»? È possibile, per questo è consigliabile effettuare un tampone molecolare tra le 48 e le 72 ore per avere un risultato più attendibile. Dalle 72 ore in poi, anche il test rapido è in grado di rilevare la positività.

Quale tipo di tampone fare?

Il tampone molecolare è sicuramente il più preciso,come confermato dall'Istituto Superiore di Sanità, perché ha un'alta specificità e riesce a tracciare la presenza del virus nel 99% dei casi. Il tampone rapido (antigenico), sempre effettuato da personale medico specializzato, rileva un'eventuale positività nel 90% dei casi. Come menzionato sopra, con questo tipo di test può verificarsi un caso di falsa negatività. Sono invece da evitare i cosidetti tamponi «fai-da-te»: in primis perché la persona, non essendo specializzata, non può essere sicura di aver fatto un corretto prelievo; in secondo luogo, perchè sono poco attendibili e infine perché non è possibile tracciarli, quindi in caso di positività (teoricamente) una persona potrebbe non comunicarla alla sua Ats di riferimento.

A chi si consiglia di fare un tampone?

Chi è immunizzato grazie ai vaccini non avrebbe necessità di tamponarsi, anche per incontrare gli altri. Anche i vaccinati si contagiano ma in misura inferiore ai non vaccinati. Dunque – se non si è contatti stretti o se non si hanno sintomi – è consigliabile non recarsi in massa nelle farmacie o in altri hub dove si effettuano i test. Se in famiglia sono presenti persone immunodepresse è comprensibile mettere in atto qualche precauzione in più, ma sono sufficienti il distanziamento di 2 metri o l’utilizzo di mascherine.

Come specificato dalle FAQ del Ministero della Salute, anche i test salivari sono di tipo antigenico o molecolare. Al momento, i primi non sono ritenuti attendibili a livello europeo per la mappatura dei positivi, in quanto non sono sufficientemente specifici nel risultato.

I tamponi salivari molecolari, invece, vengono utilizzati in alcuni casi specifici come «in individui (sintomatici o asintomatici) fragili con scarsa capacità di collaborazione (ad esempio anziani in RSA, disabili, persone con disturbi dello spettro autistico)», per i bambini coinvolti nel Piano di Monitoraggio in ambito scolastico oppure per gli «operatori sanitari e socio-sanitari nel contesto degli screening programmati in ambito lavorativo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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