Putin ha annunciato l'annessione delle quattro regioni ucraine
Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’annessione delle quattro regioni dell’Ucraina parzialmente occupate dall’esercito di Mosca e dove nei giorni scorsi si era tenuto un referendum farsa. «Ci sono quattro nuove regioni in Russia», ha detto Putin, riferendosi alle quattro regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Secondo il presidente russo la scelta che sarebbe stata compiuta liberamente dai cittadini ucraini, cosa falsa, è «definitiva».
In risposta ieri al discorso di Putin dal Cremlino, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto sapere che l’Ucraina ha presentato richiesta formale per entrare nella Nato. Per l'ex presidente russo Dmitry Medvedev, la richiesta di Kiev è un modo per «accelerare l'inizio della Terza guerra mondiale». Il segretario generale dell'Alleanza atlantica Jens Stotenberg per il momento frena: «L'ingresso di un Paese nella Nato deve essere decisa dagli alleati all'unanimità», ha sottolineato.
Dall'Occidente intanto è arrivata una reazione corale di sostegno al diritto dell'Ucraina di riconquistare tutti i territori occupati dai russi. A cominciare dagli Usa, che insieme alla Gran Bretagna hanno reagito varando un nuovo nutrito pacchetto di sanzioni contro personalità russe, compresa la governatrice della Banca centrale Elivra Nabiullina, ritenuta «una degli alleati più efficaci» di Putin per le capacità dimostrate nel tenere a galla l'economia del Paese nonostante le sanzioni occidentali. Il presidente americano Joe Biden ha assicurato che Washington continuerà a sostenere Kiev «con le armi e la diplomazia» e chiesto «a tutta la comunità internazionale» di «restare al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario».
Nel suo discorso Putin ha detto che l’obiettivo finale è rifare grande la Russia, minacciata dalle brame occidentali dopo la «tragica» fine dell'Unione Sovietica. Così i russi che vivono oltre confine potranno tornare alla «patria storica», a cominciare da quelli delle quattro regioni ucraine annesse. Nel discorso di quasi un'ora che ha preceduto la cerimonia della firma con i leader filo-russi delle province di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, Putin ha riproposto la lista delle recriminazioni e delle accuse ai Paesi occidentali. A partire da quella di avere allargato i confini della Nato dopo il crollo dell'Urss nonostante le «sporche menzogne» con le quali avevano assicurato del contrario. Gli Usa e i loro alleati conducono «una guerra ibrida» contro la Russia con l'obiettivo di farne «una colonia». Ma dopo «i tragici anni '90», quando «la gente moriva di fame», Mosca ha riconquistato il suo posto nel mondo e ora è pronta a difendere «con tutti i mezzi a sua disposizione» i territori che tornano sotto il suo dominio.
Tra le pieghe dell'infuocata requisitoria, Putin ha lasciato cadere una frase su un possibile cessate il fuoco. «Siamo pronti a tornare al tavolo dei negoziati», ha detto. Ma la risposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ammette repliche: Kiev non negozierà con la Russia fino a quando Putin ne sarà il presidente e ha chiesto anzi di entrare nella Nato con una procedura accelerata.
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