Proseguono le violenze a Novi Sad, Vucic giunto sul posto
BELGRADO, 05 NOV - In tarda serata a Novi Sad proseguono le violenze e gli atti di vandalismo da parte di gruppi oltranzisti che hanno fatto degenerare una protesta inscenata dall'opposizione contro le autorità e il governo, ritenuti responsabili del crollo di venerdì scorso alla stazione ferroviaria della città, il cui pesante bilancio è stato di 14 morti e tre feriti gravi. A Novi Sad, alla luce della grave situazione di ordine pubblico, è giunto lo stesso presidente Aleksandar Vucic, che ha ribadito la ferma condanna degli atti di teppismo e annunciato severe punizioni per i responsabili. Scontri sono in corso fra polizia e gruppi di violenti incappucciati e armati di mazze e bastoni, che lanciano sassi, petardi e altri oggetti contro gli agenti. A farne le spese sono stati in particolare la sede del municipio - bersagliato dal lancio di pietre, oggetti vari, vernice rossa e anche secchiate di feci e letame - e alcune sedi del partito conservatore al governo Sns. I dimostranti, che hanno rimosso e stracciato numerose bandiere nazionali della Serbia, hanno infranto i vetri di parecchie finestre e hanno forzato a più riprese i portoni d'ingresso del Municipio e delle sedi di partito nel tentativo di entrare nei locali. Per il lancio di petardi, una parte dell'ingresso del Municipio ha preso fuoco, domato dall'intervento dei pompieri. La polizia, che ha volutamente mantenuto un atteggiamento prudente, ha fatto uso di gas lacrimogeni per respingere i dimostranti, che chiedono le dimissioni del premier serbo e del sindaco di Novi Sad. Ieri si era dimesso il ministro dei trasporti e infrastrutture Goran Vesic, assumendosi la responsabilità morale per l'incidente alla stazione, ma respingendo ogni accusa di colpevolezza diretta nella morte delle 14 persone travolte dal crollo della tettoia esterna. Parlando con i giornalisti, Vucic ha detto che lo stato è impegnato a individuare e portare davanti ai giudici i responsabili, ma che è intollerabile ogni forma di violenza da parte di chi specula e cerca di politicizzare una tragedia che ha colpito l'intero Paese.
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