Italia e Estero

Presidenti della Repubblica, quanti scrutini servirono in passato

In attesa di lunedì, una sintesi della partita del Quirinale dall'inizio della storia della Repubblica
Giorgio Napolitano fu presidente della Repubblica dal 2006 al 2015 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Giorgio Napolitano fu presidente della Repubblica dal 2006 al 2015 - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Bastò un solo scrutinio per eleggere presidente della Repubblica Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi, mentre ben 23 votazioni servirono per Giovanni Leone, che resta il Presidente eletto con la percentuale più bassa, il 51% delle preferenze. Il recordman di voti è stato invece Sandro Pertini, eletto con 82% di consensi. La partita del Quirinale dall'inizio della storia della Repubblica è anche una «lotteria», una battaglia tra partiti e correnti.

Ecco una scheda su come sono avvenute le elezioni dei 12 presidenti, la durata del mandato e i partiti di appartenenza.

Enrico De Nicola

Capo provvisorio dello Stato, fu eletto il 28 giugno 1946 dall'assemblea Costituente con 396 voti su 501. De Gasperi dovette insistere per vincere la sua perplessità ad accettare la candidatura. Liberale fedele alla monarchia, originario di Torre del Greco, una volta eletto arrivò a Roma sulla sua automobile e rifiutò di insediarsi al Quirinale. Rinunciò anche allo stipendio da presidente. Fu presidente dal 1§ luglio del 1946 al 31 dicembre 1947, la durata più breve nella storia della Repubblica Italiana.

Luigi Einaudi

Luigi Numa Lorenzo Einaudi, originario di Carrù (Cuneo), fu eletto l'11 maggio 1948. Economista, accademico e giornalista italiano, era un esponente del partito liberale, ministro del Tesoro e governatore della Banca d'Italia. Si votò due volte al giorno e al quarto scrutinio prese 518 voti su 871 votanti. Nelle prime votazioni naufragò la candidatura del candidato indicato da De Gasperi, il repubblicano Carlo Sforza, impallinato dalla sinistra Dc. Fu in carica dal 12 maggio 1948 all'11 maggio 1955.

Giovanni Gronchi

Democristiano, originario di Pontedera (Pisa), fu eletto il 28 aprile 1955. Anche per lui solo 4 scrutini (prese 658 voti su 833 votanti) e passaggio alla prima votazione a maggioranza assoluta. Gronchi fu imposto dai franchi tiratori della destra Dc che avevano bocciato nei primi scrutini il candidato scelto da Fanfani, Cesare Merzagora. Rimase in carica fino all'11 maggio del 1962.

Antonio Segni

Accademico e politico, due volte presidente del Consiglio, originario di Sassari, fu eletto il 6 maggio 1962 e rimase in carica fino al 6 dicembre del 1964, quando si dimise volontariamente. Con tre votazioni in un giorno, al nono scrutinio fu eletto con 443 voti su 842 votanti. Candidato ufficiale della Dc, fu eletto senza imboscate di franchi tiratori.

Giuseppe Saragat

Giuseppe Efisio Giovanni Saragat, politico e diplomatico italiano, originario di Torino, fu eletto il 28 dicembre 1964. Era segretario del partito socialdemocratico e ministro degli Esteri. Si votò, oltre che alla vigilia, anche il giorno di Natale. Furono necessari 21 scrutini (prese alla fine 646 voti su 927 votanti). Nelle votazioni andate a vuoto non riuscì a imporsi il candidato ufficiale della democrazia cristiana Giovanni Leone, per l'ostilità del gruppo di Fanfani.

Giovanni Leone

Avvocato, giurista e accademico, democristiano originario di Napoli, fu eletto il 24 dicembre 1971. Con record di 23 scrutini (prese alla fine 518 voti su 996 votanti), superò il quorum con uno scarto di soli 13 voti. Leone fu scelto dopo che andò a vuoto il tentativo di Amintore Fanfani di farsi eleggere.

Sandro Pertini

Alessandro Giuseppe Antonio Pertini, partigiano e giornalista, originario di San Giovanni (Savona), fu eletto l'8 luglio 1978. Ci vollero 16 scrutini per eleggerlo con 832 voti su 995 votanti, record di preferenze ancora imbattuto. Fu il primo socialista a essere eletto al Quirinale: ma il primo a indicarlo non fu il segretario del Psi Craxi, bensì il comunista Berlinguer.

Francesco Cossiga

Originario di Sassari come Segni, democristiano, ministro dell'Interno in vari governi, già premier e presidente del Senato, fu eletto il 24 giugno 1985, il più giovane Capo di Stato della storia repubblicana a 57 anni. Elezione rapidissima: tre ore esatte e un solo scrutino (prese 752 voti su 979 votanti). La sua candidatura fu costruita dal segretario Dc Ciriaco De Mita, che riuscì a convincere tutti i partiti.

Oscar Luigi Scalfaro

Politico e magistrato, originario di Novara, democristiano, fu eletto il 25 maggio 1992. Si dovette aspettare il sedicesimo scrutinio (prese 672 voti su 1002 votanti). L'elezione fu accelerata dalla strage di Capaci: nei giorni precedenti il Parlamento aveva bocciato la candidatura del segretario della Dc Arnaldo Forlani, non votato dagli amici di Andreotti che si vendicarono per la mancata candidatura del loro leader.

Carlo Azeglio Ciampi

Economista originario di Livorno e governatore di Banca d'Italia prestato alla politica, già premier, fu eletto il 13 maggio 1999. Record assoluto di velocità: solo 2 ore e 40 minuti e un solo scrutinio Ciampi prese 707 voti su 990 votanti. Sulla sua candidatura accordo trasversale tra Veltroni, Fini e Berlusconi.

Giorgio Napolitano (e Giorgio Napolitano bis)

Dirigente del Pci, originario di Napoli, fu eletto il 10 maggio 2006. Elezione rapida, al quarto scrutinio, prese 543 voti su 990 votanti. Il primo ex comunista a salire al Colle, fu votato dalla maggioranza di centrosinistra, con l'astensione del centrodestra.
Napolitano fu rieletto il 20 aprile 2013 al sesto scrutinio con 738 voti su 997 votanti. La sua rielezione avvenne dopo un disastro politico e istituzionale: al primo scrutinio fu «bruciato» Franco Marini che con 521 voti non passò il quorum dei due terzi richiesto. Ancora peggio andò a Romano Prodi che al quarto scrutinio prese solo 395 voti, tradito dagli ormai famosi 101 parlamentari del centrosinistra. Si dimise il 14 gennaio 2015.

Sergio Mattarella

Giurista, accademico e ministro, prima nella Dc poi nella Margherita e nel Pd, originario di Palermo, fu eletto al quarto scrutinio con 665 voti, poco meno dei due terzi dell'assemblea elettiva, in una votazione che avvenne tra il 29 e il 31 gennaio 2015. La sua candidatura fu avanzata da Matteo Renzi e ottenne subito l'appoggio di Sinistra Ecologia Libertà, Scelta Civica e di vari gruppi minori della maggioranza di governo.  

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