Italia e Estero

Politiche 2022, la riduzione dei parlamentari tra maxicollegi e meno eletti

Nel 2018 gli uninominali tra Camera e Senato erano dieci anche se condivisi oggi sono rimasti sei
Il 25 settembre si voterà con la legge elettorale soprannominata Rosatellum - © www.giornaledibrescia.it
Il 25 settembre si voterà con la legge elettorale soprannominata Rosatellum - © www.giornaledibrescia.it
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Meno parlamentari, collegi che si estendono anche su più province e candidati costretti a rivolgersi ad un numero sempre maggiore di elettori.

Il tutto complicato da una campagna elettorale per la prima volta nella storia repubblicana organizzata durante le vacanze estive. Insomma un combinato disposto esplosivo che si somma ad una legge elettorale, il Rosatellum, che risulta spesso oscura al semplice elettore essendo un mix tra sistema maggioritario (chi prende più voti viene eletto) nei collegi uninominali e sistema proporzionale (seggi assegnati in base alla percentuale ottenuta dal partito) nei collegi plurinominali.

Taglio dei parlamentari

La riforma costituzionale che ha ridotto i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 ha costretto il Legislatore a rivedere la distribuzione dei collegi sull’intero territorio italiano. Questo anche perché i partiti in questi due anni non hanno trovato nessuna intesa per modificare l’attuale.

I collegi sarebbero stati ridotti comunque, ma la loro distribuzione territoriale forse non sarebbe stata resa complessa come lo è con il Rosatellum che, ad esempio, per il plurinominale del Senato ha diviso la Lombardia in tre maxiaree e Brescia è inserita in un collegio (il numero 3) che comprende anche le province di Bergamo, Cremona e Mantova, per un totale di oltre tre milioni di persone. Il territorio. Proprio alla luce della riduzione dei parlamentari nella provincia di Brescia il numero dei collegi è stato quasi dimezzato.

Nel 2018 gli uninominali per Camera erano 6 (anche se due in condivisione, uno con Cremona e l’altro con il collegio di Treviglio), ora i collegi sono 4: tre solo bresciani e uno che è rimasto in condivisione con Cremona e che interessa 10 Comuni della Bassa. Si tratta di Alfianello, Fiesse, Gambara, Milzano, Pontevico, Pralboino, Quinzano d’Oglio, Remedello, Seniga e Verolavecchia.

Non solo i collegi attuali sono ovviamente dei collegi «assemblati» rispetto a quelli del 2018, per intendersi il collegio uninominale della città, quando si votò il 4 marzo di quattro anni fa comprendeva Brescia e altri 10 Comuni che ora sono diventati 27 e quindi ben oltre la fascia del cosiddetto hinterland. Sempre restando sulla Camera nel 2018 i collegi plurinominali afferenti al nostro territorio erano due: uno esclusivamente bresciano che di fatto (sommava Brescia, Desenzano e Valli), uno che andava a scavalco con Treviglio e Bergamo e quello sud con Mantova e Cremona. Oggi si ha un solo collegio plurinominale che copre quasi per intero il territorio bresciano esclusi i succitati 10 Comuni della Bassa Bresciana che sono aggregati al collegio plurinominale Cremona-Mantova.

Senato

Per il Senato la suddivisione e la riduzione ricalca quella della Camera. Ci sono solo due collegi uninominali: quello propriamente bresciano che di fatto somma i collegi Brescia e Valli della Camera. L’altro collegio è in condivisione con Treviglio e va da Desenzano a Palazzolo, è già stato ribattezzato «collegio Tav».

Il collegio plurinominale copre quattro province: Brescia, Bergamo, Cremona, Mantova. Inutile dire che nel 2018, al netto di un numero maggiori di seggi disponibili le possibilità per candidature fuori provincia erano maggiori anche per i bresciani (accadde per esempio per il leghista Volpi candidato nel collegio di Suzzara). Ora senza contare chi è stato candidato altrove per scelte politiche e non geografiche gli eletti bresciani saranno forse nove. Nel 2018 furono quattordici.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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