Più gas dall’Algeria: come ridurremo la dipendenza da Putin
Sganciarsi, il prima possibile, dal gas russo: con questo obiettivo Mario Draghi si è presentato al palazzo presidenziale algerino e ha concordato la sigla con il presidente Tebboune di un accordo da 9 miliardi di metri cubi di forniture aggiuntive, che consentiranno di fare un balzo in avanti, in tempi rapidi, nel percorso verso l’indipendenza dalle forniture di Mosca. E di «proteggere», va ripetendo il premier, cittadini e imprese dalle conseguenze del conflitto in Ucraina. Si parte da 3 miliardi di metri cubi di metano in più, subito, spiega il ministro della Transizione Cingolani - che ha accompagnato il premier insieme al titolare della Farnesina Di Maio che ha siglato materialmente l’intesa - ma il flusso di gas che dal deserto algerino arriverà a Mazara del Vallo attraverso il gasdotto Transmed sarà «costante e andrà a crescere».
L'obiettivo
Nel 2023 si arriverà ai pattuiti 9 miliardi di metri cubi in più che consentiranno di sostituire un terzo delle importazioni da Mosca. Ad aumentare le forniture ci penseranno Eni e Sonatrach che hanno pattuito un accordo operativo - su quantità e prezzi - della produzione aggiuntiva che potrà sfruttare il nuovo giacimento scoperto nell’area di Berkine Sud. Ma la «cooperazione» energetica andrà oltre il gas, annuncia Draghi, e guarderà anche all’idrogeno verde e alle rinnovabili, volano per «sviluppo e occupazione». Gli accordi di Algeri sono «una risposta significativa» verso la «riduzione della dipendenza dal gas russo», rivendica Draghi in una breve dichiarazione fuori dal Palazzo presidenziale, uno dei pochi momenti pubblici della visita in Algeria.
La reazione
«Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità», ricorda il premier che nelle prossime settimane volerà prima in Congo e Angola e poi in Mozambico per portare a casa «altre» intese - da aggiungere a quella già siglata con l’Azerbaijan - per sostituire gli approvvigionamenti russi. La guerra, ragiona Draghi davanti alla comunità italiana di Algeri, sta cambiando le «strategie delle politiche energetiche» e i Paesi del Mediterraneo potrebbero hub dell’energia, a patto di rivedere le attuali «interconnessioni».
Non bisogna farsi trovare impreparati. Ecco perché va data nel frattempo anche una spinta alle energie rinnovabili, altro perno del piano italiano per diversificare le fonti. In Italia il problema è quello della burocrazia, degli iter troppo lungi per le accelerazioni, un cruccio del premier. Ma il Consiglio dei ministri chiamato a rivedere le procedure per accelerare la produzioni da rinnovabili non dovrebbe essere questa settimana - quando potrebbe invece arrivare il nuovo decreto per facilitare i progetti del Pnrr - ma in una delle prime riunioni dopo Pasqua. Intese. Con l’Algeria, già primo partner italiano in Africa, i progetti di investimento andranno al di là dell’energia. Davanti agli imprenditori - circa 200 le realtà italiane stabili nel Paese - il premier spiega che con Tebboune si è parlato anche di agroalimentare, elicotteri, «dell’idrico nel deserto, di aumentare la produzione di grano, di costruzioni di navi da pesca d’altura».Incontrando la comunità italiana in ambasciata il premier ha assicurato il sostegno del governo. «Siamo con voi» ha detto a più riprese elogiando il «coraggio» di chi ha investito oltreconfine e i rapporti antichi che legano Roma e Algeri. Lo dimostra anche la presenza di una scuola italiana nella capitale, come non accade più in molte parti del Nordafrica al contrario di «quando ero parecchio più giovane». Le politiche di tagli hanno portato «i governi a chiuderle» capendone solo dopo l’importanza per creare legami stabili tra i Paesi.
Come l'Italia ridurrà la dipendenza dalla Russia
L’Italia sta correndo per diversificare le fonti di fornitura del gas. L’obiettivo è, entro l’inverno, riempire gli stoccaggi di 12 miliardi di metri cubi (più 4 di emergenza) per far fronte ai mesi freddi e il prima possibile, nell’arco di due-tre anni, liberarsi della dipendenza dalla Russia. Da Mosca lo scorso anno abbiamo importato 29 miliardi di metri cubi di gas (il 38% dei nostri consumi). Gasdotti. Il punto di partenza sono i cinque gasdotti che raggiungono l’Italia a Mazara del Vallo (Transmed), a Melendugno, in Puglia (Tap), a Gela, in Sicilia (Greenstream), a Passo Greis, in Piemonte (Transitgas) e a Tarvisio, in Friuli (il Tag, da cui arriva il gas russo attrarversp l’Ucraina).
I principali fornitori
L’accordo con l’Algeria, che è il secondo fornitore italiano dopo la Russia, porta forniture in crescita graduale attraverso il gasdotto Transmed fino ad altri 9 miliardi di metri cubi nel 2023-2024. Flussi aggiuntivi sono attesi dall’Azerbaigian, meta della precedente missione diplomatica, con il Tap. Baku si sarebbe impegnato a fornire altri 2,5 miliardi di metri cubi di gas naturale fino a 9,5 miliardi. È inoltre in corso un’analisi di mercato per il raddoppio del gas trasportato fino a 20 miliardi di metri cubi che, in caso di esito positivo, richiederebbe circa 4 anni per la realizzazione, senza bisogno di nuove infrastrutture. Forniture ulteriori di minore dimensione potrebbero arrivare anche dalla Libia, che attraverso Greenstream importa 3,2 miliardi di metri cubi. Gli altri Paesi. Complessivamente sono sette i paesi con cui l’Italia sarebbe in trattativa per nuove forniture.
Le missioni diplomatiche del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, hanno raggiunto nelle ultime settimane, oltre ad Algeria e Azerbaigian, Qatar, Congo, Angola e Mozambico per rafforzare la cooperazione energetica. A breve il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dovrebbe visitare le ultime tre per la chiusura degli accordi. In particolare da Qatar, che è il primo fornitore in Italia di gas naturale liquefatto (gnl), ed Egitto si prevede possano arrivare con Eni 3 miliardi di metri cubi aggiuntivi nel 2022 e 5 miliardi nel 2023, altri 5 miliardi giungerebbero dal Congo nel 2023-2024. Nuovi flussi aggiuntivi sarebbero dagli Stati Uniti.
Nuovi rigassificatori
Il gnl per essere immesso nella rete deve essere trattato nei rigassificatori. Per far fronte alla crisi saranno aumentate di 6 miliardi di metri cubi le quantità trattate nei tre impianti esistenti a Panigaglia, al largo di Rovigo e Livorno. Snam sta trattando per altre due strutture galleggianti.
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Un aiuto all’indipendenza energetica arriva anche dall’aumento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi in aree quali Cassiopea, Canale di Sicilia e Marche. Rinnovabili. Nuovi progetti rinnovabili fino a 8 GW l’anno potrebbero portare a un risparmio di 3 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, ma hanno bisogno di tempo per la realizzazione e l’adeguamento della rete. Infine dallo sviluppo del biometano c’è un potenziale di risparmio di circa 2,5 metri cubi.
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