Italia e Estero

Più bici, meno auto, meno smog: impariamo da Copenaghen

Entro il 2025 Copenaghen vuole diventare la prima capitale al mondo neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2. Ecco come
Biciclette a Copenaghen
Biciclette a Copenaghen
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Mentre Brescia e la Pianura Padana soffocano nello smog, e l'Ue deferisce l'Italia per i mancati interventi in tema di qualità dell'aria, entro il 2025 Copenaghen vuole diventare la prima capitale al mondo neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2. All'obiettivo vuole arrivarci soprattutto su due ruote, con la bicicletta, che è la stella polare delle politiche cittadine sulla mobilità dagli anni settanta, quando in centro viaggiavano 350 mila automobili e 100 mila velocipedi, e la crisi petrolifera portò in piazza i ciclisti a chiedere più spazio e più sicurezza. 

Nel 2017 nel centro di Copenaghen circolavano in media 250 mila vetture e 260 mila biciclette. Ma il sorpasso non basta. Come contributo all'obiettivo delle zero emissioni al 2025, «in sei anni vogliamo aumentare dal 43% al 50% gli spostamenti casa-lavoro in bicicletta e ridurre dal 31 al 25% quelli via automobile», racconta Marie Kstrup, direttrice del programma di mobilità di Copenaghen. Anche se il titolo di capitale a zero emissioni è prestigioso, sostiene Kstrup, i cittadini della città danese non vanno in bici per salvare il mondo, ma soltanto grazie a decenni di politiche di mobilità bipartisan, che hanno reso le due ruote «la scelta più comoda, facile e sicura per spostarsi». E mostra le cifre: oltre la metà dei cittadini che usano la bici lo fanno perché è il modo più veloce e facile per spostarsi in città, il 40% per esercizio fisico, il 27% perché costa poco. Solo il 7% pensa all'impatto ambientale. 

Secondo Kstrup la chiave del modello è «pensare all'uso della bici come un mezzo e non come un fine», cioè come la modalità di spostamento più naturale e, soprattutto, più sicura. E proprio investendo su questo aspetto, che vuol dire piste ciclabili, particolare attenzione agli incroci con quelle non ciclabili, ma anche cose banali come la manutenzione delle strade, sono arrivati i risultati. Dal 2006 a oggi gli incidenti gravi in bici sono rimasti stabili, circa un centinaio l'anno, ma i chilometri percorsi sulle due ruote sono aumentati del 23%. 

Grazie a queste caratteristiche, la capitale danese, insieme ad Amsterdam e Monaco, è stata selezionata come città mentore in un progetto finanziato dall'Ue per aiutare altri 10 grandi centri, tra cui Torino e Roma, a incentivare l'utilizzo della bici in città. Certo, demografia e orografia aiutano: a Copenaghen in centro abitano poco più di 600 mila persone, circa il doppio nell'area urbana, è tutta in pianura, di inverno le temperature sono rigide, ma di norma non superano i 21 gradi nei mesi più caldi. Da dove cominciare per città più grandi e più complesse? «Da un'analisi demografica - risponde Kstrup -, individuando cioè parti della città, come per esempio i quartieri universitari, che sono più dinamici, e lì iniziare a costruire infrastrutture per due ruote». Le politiche della mobilità, «richiedono sempre tanti interventi diversi, e il futuro è multimodale», dice, mostrando gli esempi: dal trasporto pubblico (che comunque copre dal 20 al 30% degli spostamenti in città), ai monopattini, a biciclette "cargo" a quattro ruote per le consegne. «E questo vale anche per noi - conclude -, che iniziamo ad avere problemi per il traffico di biciclette».

 

 

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