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Più amici e più cuoricini: Facebook ribalta (ancora) l'algoritmo

In arrivo un nuovo cambiamento per il social più diffuso al mondo: Zuckerberg vuole diventare il paladino della felicità
Mark Zuckerberg, ad del social network più famoso al mondo - © www.giornaledibrescia.it
Mark Zuckerberg, ad del social network più famoso al mondo - © www.giornaledibrescia.it
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Facebook cambia le regole, ancora una volta. Altro giro, altro algoritmo. E la giostra del panico da social media manager, ma non solo, si scatena in un clic. Già, perché il cambio di algoritmo - diciamocelo - ha mandato in visibilio soprattutto chi di social ci campa: digital strategist, esperti di comunicazione web e aziende che hanno affidato una bella fetta del loro piano marketing a like, share e cuoricini. Tutti pronti (e costretti) a rivedere il credo che hanno alimentato e cavalcato fino a oggi.

Il fondatore e amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg lo ha annunciato in un post, lungo quanto inequivocabile: gli utenti non vedranno più le notizie nel modo di prima. Più foto di amici, meno post di pagine aziendali. Più interazioni e commenti, meno contenuti che non stimolano una reazione. Più temi personali, condivisi dalla cerchia dei nostri conoscenti (veri o presunti) e meno link virali fini a se stessi.

Insomma, Facebook ci vuole tutti amici e interconnessi, meno vittime dei contenuti delle aziende e più predisposti alle «interazioni significative». Il suo nuovo scopo, a quanto pare, è la nostra felicità. La dichiarazione d'intenti non è in alcun modo fraintendibile: «Sentiamo la responsabilità di assicurarci che i nostri servizi non siano solo divertenti da usare, ma anche buoni per il benessere delle persone».

«Il nostro più grande obiettivo per il 2018 - ha dichiarato senza mezzi termini nell'incipit - è assicurarci che il tempo che spendiamo su Facebook sia tempo di qualità». Tradotto: solo i contenuti molto dibattuti e commentati saranno degni di stare in cima al nostro feed. Quelli, si dice in gergo tecnico, che «coinvolgono» di più. Non dovremo più fare slalom a suon di scroll tra video di gattini e eventi a cui non parteciperemmo neanche sotto tortura. Mark promette di farci interagire solo con ciò che ci sta davvero a cuore.

Allora cosa cambia davvero per gli utenti? Ogni volta che ci connetteremo al social network più diffuso al mondo (due miliardi di iscritti attivi, anche se i giovanissimi preferiscono Instagram) vedremo solo selfie in palestra, scene da un matrimonio, pancioni e Frappuccini? Chi lo sa. Quel che è sicuro è che vedremo meno post aziendali e - ahinoi - anche meno notizie. A meno che non siano (profumatamente) sponsorizzati.

Quello su cui dovremmo riflettere, specialisti social o meno, è che Facebook non è casa nostra. Siamo ospiti, graditissimi e coccolati, abbiamo anche l'impressione di fare quello che ci pare, ma le regole le stabilisce (e le cambia a suo piacimento) il padrone. Dunque, pollice più o meno alto, se vogliamo restare bisogna accettarlo.

Fabrizio Betone Martire - fondatore e ad di Gummy Industries, agenzia bresciana specializzata in comunicazione digital - ha un'opinione molto chiara a riguardo: «Finalmente Facebook prende posizione e sceglie di dichiarare al mondo le proprie intenzioni: alcuni contenuti verranno bloccati, altri, quelli felici, verranno rafforzati. Zuckerberg sa bene che la cattiveria, l’ignoranza, il populismo, hanno già distrutto Twitter e rischiano di distruggere YouTube, decide quindi di intervenire prima che la piattaforma cada nel baratro della sfiducia.

L’altra faccia della medaglia sarà costosa, specie per le piccole aziende, i giornali e forse il no profit. Questi si troveranno ancora una volta a dover reinventare totalmente il modo di comunicare oppure, semplicemente, si troveranno a dover investire più soldi sui sistemi pubblicitari della piattaforma. Mark Zuckerberg si candida, oggi, a essere paladino della felicità mondiale. Chissà a cosa si candiderà in futuro».

 

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