Italia e Estero

Piero Angela vorrebbe fare un disco

Sarebbe un nuovo capitolo nella lunga carriera del giornalista, raccontata nel libro «Il mio lungo viaggio»
Piero Angela in una foto d'archivio - Ansa/Tonino Di Marco
Piero Angela in una foto d'archivio - Ansa/Tonino Di Marco
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Dall'inchiesta su Mata Hari alla pallottola di Waterloo, dal finto attentato a Mitterand alle 10 lauree honoris causa: non sono bastate due ore a Piero Angela per raccontare quei «90 anni di storie vissute» che ha raccolto nell'autobiografia «Il mio lungo viaggio», presentata oggi a BookCity, a Milano, in un teatro Franco Parenti tutto esaurito di ammiratori cresciuti a pane e Quark.

A loro, l'89enne giornalista ha confidato il suo nuovo progetto: «Vorrei fare un disco, magari non lo farò mai perché sono troppo autocritico, ma giorni fa sono stato contattato dal direttore di una casa discografica». 

Dalla passione per la musica, che non fu stroncata «da un insegnamento troppo punitivo che mi rifiutai di continuare», a quella per gli scacchi, che lo portò a sfidare Garry Kasparov, fino a quella per il giornalismo scientifico, Angela ha ripercorso alcuni degli episodi salienti della sua vita e della sua carriera. 

A partire dal suo primo documentario, un'inchiesta su Mata Hari: «Tutti lavoravano leggendo libri altrui, cui aggiungevano qualcosa di loro, io - ha raccontato - pensai che erano passati solo 47 anni dalla fucilazione e mi misi a cercare i testimoni dell'epoca, trovando un fidanzato, sette compagne di scuole, la suora che la controllava in carcere e tre soldati del picchetto di esecuzione».

Con lo stesso metodo, quando si ritrovò a fare un servizio su Waterloo, andò a cercare il nipote del proprietario di una fattoria che fu al centro della battaglia e che per decenni, arando i campi, trovò elmi, baionette e pallottole, una delle quali venne regalata al giornalista. 

E pensare che la sua carriera di giornalista iniziò per caso, «come nel film Sliding doors, quando un amico che lavorava in radio mi chiese di aiutarlo per dei documentari sulla storia del jazz». Di lì arrivò la Rai, una sostituzione a Parigi che doveva durare tre mesi e si prolungò per nove anni, nel corso dei quali fece uno scoop clamoroso, intervistando l'autore del finto attentato a Mitterand: «Fu un grande scandalo, ma da allora nessuno ne parlò più perché mentre noi ci riempiamo di fango, i francesi non si autoflagellano, hanno rispetto per il loro paese». Non a caso, quando gli chiesero di tornare in Italia, Angela ebbe più di un dubbio: «Non mi piacevano certe cose Rai, sono sempre stato - ha sottolineato - un cane sciolto, le interferenze politiche non fanno per me». 

Tanto che quando il partito repubblicano lo chiamò a dirigere il Tg2 lui rispose: «Va bene, ma ogni settimana farò una conferenza stampa per dire chi mi ha chiamato e cosa mi ha chiesto». Dopo le conduzioni dei vari tg (insieme ad Andrea Barbato, nel 1968 fu il conduttore della prima edizione del Telegiornale Nazionale delle 13.30 e nel 1976 fu il primo conduttore del Tg2), nel 1981, «la nascita di mio figlio, Quark», programma di divulgazione scientifica che, nella versione da due ore Angela volle aprire con «un bel documentario di natura, che tutti vedono volentieri».

«Mi era venuto in mente Don Bosco che, per attirare i bambini, faceva i giochi di prestigio e poi gli rifilava il catechismo, io - ha scherzato - ho fatto lo stesso con la scienza». E lo ha fatto con tanto successo che «Quark ha avuto tanti fratellini e cuginetti e i giovani di allora - ha raccontato - mi fermano per dirmi di essere cresciuti a pane e Quark». 

Ai giovani di oggi vanno i pensieri di Angela, convinto che i premi «non vadano assegnati a chi è già noto ma a chi comincia, per incoraggiarlo» e che l'educazione attuale non sia sufficiente a prepararli alle sfide di domani. Per questo ha ideato il ciclo di incontri «Costruire il futuro», invitando al politecnico di Torino personalità come Romano Prodi, Tito Boeri, Raffaele Cantone, chiamati a spiegare ai ragazzi che «l'intelligenza è flessibilità». «Oggi non guardiamo alle conseguenze, mentre per affrontare questa difficile partita con il futuro dobbiamo preparare le nostre mosse in anticipo, come negli scacchi». E lo dice uno che, tra i suoi memorabilia, ha anche un accappatoio da pugile con i nomi dei due sfidanti: Angela-Kasparov.  

 

 

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