Italia e Estero

Perché Vittorio Emanuele III non sarà sepolto al Pantheon

Ecco perché la sua salma e quella della Regina Elena riposeranno al Santuario di Vicoforte
Vittorio Emanuele III
Vittorio Emanuele III
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Vittorio Emanuele III di Savoia, figlio di Umberto I di Savoia e Margherita di Savoia, è stato re d'Italia dal 1900 al 1946, quando abdicò in favore del figlio Umberto II nel tentativo di salvare la monarchia. Chiamato anche il Re Soldato o il Re Vittorioso, guidò l'Italia nelle due Guerre Mondiali e morì per una congestione polmonare il 28 dicembre 1947 ad Alessandria d'Egitto dove venne sepolto.

La moglie, Elena di Montenegro, dopo la dipartita del marito si trasferì a Montpellier in Francia dove morì durante un intervento chirurgico nel tentativo di essere salvata da un tumore. I resti dei coniugi reali sono rimasti per settant'anni in terra straniera fino a quando la nipote Maria Gabriella ha preteso il rientro delle salme in Italia avvenuto nei giorni scorsi. Il Quirinale ha accettato ad una condizione: i reali non potranno essere inumati al Pantheon. Alcuni dei parenti hanno accettato le condizioni ed hanno scelto come luogo di eterno riposo il Santuario di Vicoforte.

Ma non tutti i Savoia sono d'accordo con la sede scelta per la sepoltura: «Mio nonno Umberto II - dichiara Emanuele Filiberto - diceva "le salme rimarranno in esilio fino a quando non saranno trasferite al Pantheon"». Perché al Re e alla Regina è stato vietato l'ingresso al Pantheon, che già ospitava Umberto I di Savoia e la moglie Margherita?

Sono due le scomode responsabilità del Re Soldato. La prima è l'ambiguo rapporto di complicità con Mussolini e il fascismo che lo portò a sottoscrivere nel 1938 le leggi razziali autorizzando l'emarginazione degli ebrei in Italia. Il secondo motivo rimanda alla fuga da Roma alla volta di Brindisi nel settembre del 1943, la città era già libera dai tedesche e il Re lasciò l'esercito italiano senza indicazioni e in balia delle rappresaglie tedesche; in dieci giornate d'assenza di ordini morirono ventimila uomini e ne vennero fatti prigionieri ottocentomila. Intanto c’è profonda inquietudine fra la comunità ebraica che vive il ritorno in patria dei Savoia con amarezza poiché permisero l'ascesa del fascismo e furono complici dei soprusi nei confronti degli ebrei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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