Per le pensioni c'è Quota 102 e ora la Manovra è pronta
Quota 102, cioè la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi, nel solo 2022. Mario Draghi mette sul tavolo una ultima mediazione sul tema delle pensioni e che fa avvicinare sempre di più alla chiusura della Manovra. È una soluzione che piace alla maggioranza, Lega inclusa, ma appare soprattutto un segnale distensivo ai sindacati, dopo la rottura al tavolo di martedì sera sulla Legge di bilancio.
Perché il non detto della norma, che sarà inserita in manovra, è aprire alla possibilità che nel prossimo anno si discuta di nuovo di flessibilità in uscita. Non è un annuncio di riforma della Fornero (questo chiedono i sindacati), ma dà modo a Cgil, Cisl e Uil di tenere aperto un canale di confronto e disponibilità al dialogo. E a poche ore dall’arrivo della Legge di bilancio in Consiglio dei ministri, sembra poter calmare le acque.
È un modo, per il premier, di puntellare la sua azione da qui a fine anno, mentre la maggioranza si fa sempre più fibrillante e tesa, in vista della partita del Quirinale.
Il presidente del Consiglio decide di affrontare questo passaggio senza strappi e non solo fino all’ultimo - tenendo fermi i saldi e la struttura della manovra - tratta con i partiti, ma coltiva anche il dialogo con i sindacati, che minacciano mobilitazioni. Draghi ha modo di incontrare i leader sindacali, dopo il teso tavolo sulla manovra, al G20 sindacale.
E mette a fuoco la sua visione: «Voi sindacati avete un ruolo molto importante», afferma. «La tutela dei più deboli, ovunque essi siano, ci unisce. Insieme, dobbiamo fare in modo che innovazione e produttività vadano di pari passo con equità e coesione sociale. E farlo pensando non solo ai lavoratori di oggi, ma anche a quelli di domani». Un passaggio, quest’ultimo, che non sfugge agli interlocutori.
Draghi resta convinto che sia il momento di pensare ai giovani e alle trasformazioni del mondo del lavoro, mentre sul fronte pensioni pensa che si debba tornare gradualmente a un sistema interamente contributivo, come quello indicato dalla legge Fornero. Al tavolo della cabina di regia, dopo una lunga giornata di contatti con i partiti della maggioranza, Franco porta però la proposta di Quota 102 per un solo anno (la proposta iniziale prevedeva un meccanismo di Quote per due o tre anni), con in più un fondo per aiutare i lavoratori più svantaggiati.
La durata breve sembra aprire alla possibilità di una riforma più mirata per la flessibilità in uscita, con attenzione ai diversi lavoratori e meno rigidità delle quote. O, nella lettura della Lega, di consegnare al governo che verrà dopo quello di Draghi, nel 2023, di rimettere mano all’intera legge Fornero.
Sulle pensioni interviene anche il leader M5s Beppe Grillo, che sembra posizionare più a sinistra il M5s proponendo il modello Tridico di anticipo a 63 anni dell’uscita con la sola quota contributiva, chiede come il Pd di sostenere i giovani e invoca la gratuità del riscatto della laurea (misura troppo costosa).
Più doloroso per il M5s il Reddito di cittadinanza, perché c’è un inasprimento dei controlli preventivi e un meccanismo di decalage - riduzione progressiva dell’assegno - dopo i primi due lavori rifiutati. La soluzione piace a Italia viva e Forza Italia, che spingono per cambiare il reddito, mentre resta «sospeso» fino al Cdm il giudizio politico del M5s, che si vede stoppare anche la misura del cashback che sarà cancellata dal 2022. Solo poche ore prima della cabina di regia Giuseppe Conte difendeva la sua misura come «efficace» contro l’evasione.
Soddisfa invece i pentastellati - e gran parte degli alleati - la scelta di estendere il Superbonus anche alle villette nel 2022 ma con stringenti vincoli di reddito. Passa anche la proroga del bonus facciate invocata da Dario Franceschini, sia pure con riduzione della percentuale dal 90% al 60%. Viene invece rinviato il nodo delle tasse: si deciderà nell’iter parlamentare a cosa destinare gli 8 miliardi a disposizione.
Il Partito democratico nella cabina di regia chiede al governo di ascoltare le istanze delle parti sociali sulle pensioni ma anche sul taglio delle tasse. I sindacati chiedono di destinarli tutti al taglio del cuneo lato lavoratori, posizione che vede concordi Pd e Leu. Il M5s chiede di agire sui redditi medi. Mentre Fi, Lega e Iv vogliono che si agisca anche lato imprese, a partire da un taglio dell’Irap. Se ne parlerà nel prossimo mese.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato