Pensioni, intesa tra governo e sindacati. Sei miliardi in 3 anni
Governo e sindacati hanno firmato un verbale condiviso sul sistema pensionistico. L'esecutivo stanzierà 6 miliardi in tre anni e gli interventi previsti sono di natura strutturale. Tra le misure che saranno messe in campo ci sono l'Ape (Anticipo pensionistico), l'intervento sui lavoratori precoci e l'estensione e l'aumento della quattordicesima per i pensionati con i redditi più bassi.
Nel dettaglio la quattordicesima sarà estesa a 3,3 milioni di persone, ovvero ai pensionati con redditi complessivi personali fino a 1.000 euro al mese (cioè fino a due volte il minimo). Si tratta quindi di quasi 1,2 milioni in più rispetto alla attuale platea di beneficiari. Per coloro, 2,2 milioni, che hanno già il beneficio l'importo sarà aumentato, ma non è ancora stato definito il rialzo in base agli scaglioni di contributi versati. Nel complesso per l'aumento di chi già riceve la somma aggiuntiva si spenderà il 30% dello stanziamento dedicato a questo capitolo.
Per chi ha lavorato 12 mesi effettivi, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni, l'uscita sarebbe anticipata a 41 anni di contributi se si appartiene alle categorie di lavoratori in difficoltà. Tra questi sono compresi disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e chi ha svolto attività gravose. Sarebbe quindi questa la soluzione trovata per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età.
Per accedere all'Ape, l'anticipo pensionistico su base volontaria, bisognerà avere maturato una pensione "non inferiore a un certo limite". Il limite minimo non è stato ancora identificato.
Dal confronto sulle pensioni sono stati lasciati «fuori» alcuni temi che verranno approfonditi «in una fase due». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine del tavolo con i sindacati, spiegando che tra le questioni da affrontare c’è anche quella che riguarda «i giovani con carriere discontinue» per cui occorre trovare un meccanismo per garantire uno «zoccolo pensionistico».
Non ci sarà alcuna modifica al calcolo delle pensioni di reversibilità. Lo precisa un comunicato dell’Inps «con riferimento alle notizie di stampa diffuse in questi giorni in relazione alla tipologia di redditi da dichiarare ai fini del calcolo delle pensioni di reversibilità, è opportuno precisare che la circolare n.195 del 30 novembre 2015 non introduce alcuna modifica nel calcolo dell’importo della pensione di reversibilità, disciplinato dalla legge n. 335 dell’8 agosto 1995.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato