Paura e morte: 40 anni fa il sisma che devastò il Friuli
Il 6 maggio 1976 è una data che ha segnato in modo drammatico la storia recente del nostro paese. Alle 21 di quella calda serata, un terremoto di magnitudo 6,4 colpì in modo particolare l’ambito della media valle del Fiume Tagliamento, causando complessivamente in Friuli 965 vittime.
Ingenti furono anche i danni su edifici civili e costruzioni di valore storico e architettonico, che interessarono 119 comuni delle province di Udine e di Pordenone. Anche il tessuto economico e produttivo subì gli effetti del sisma, con 15.000 lavoratori che persero il posto a causa della distruzione o del danneggiamento delle fabbriche.
I territori del Friuli coinvolti si distribuivano nella fascia di transizione tra la pianura e i rilievi montuosi delle Prealpi Giulie. Molti dei comuni dove si verificarono i danni più rilevanti, tra i quali Buja, Gemona e Osoppo, non erano classificati a rischio sismico. Pur essendo nota l’elevata sismicità della zona, i loro edifici risultavano quindi esenti dall’applicazione di specifiche normative per le costruzioni, e pochi furono strutturalmente in grado di rispondere in modo adeguato alla potente scossa del 6 maggio e a quelle numerose che si verificarono nelle settimane successive.
La popolazione stessa si trovò impreparata, priva della conoscenza di buone norme di comportamento.
Fu il primo terremoto che entrò nelle case degli italiani, attraverso le immagini trasmesse dalla tv di stato. L’opinione pubblica risultò anche per questo profondamente colpita, dando vita a una gara di solidarietà che affiancò quella di primo soccorso avviata dall’esercito, presente in massa nella zona.
La mobilitazione si avviò in modo deciso anche sulla provincia di Brescia. Una sottoscrizione promossa a tre giorni dal sisma dal Giornale di Brescia consentì di raccogliere attraverso le tantissime donazioni dei suoi lettori oltre 220 milioni di lire, utilizzati a Buja per l’allestimento di una tendopoli, poi sostituita dai prefabbricati del «Villaggio Brescia».
Un’amicizia forte e che infatti si è mantenuta viva a distanza di quarant’anni; quell’amicizia che domenica proprio a Buja, dove il GdB è stato ufficialmente invitato, verrà ricordata e ribadita.
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