Open Arms, processo a Salvini: com'è andata la prima udienza
L’udienza è durata meno di due ore, ma alcune previsioni sul dibattimento che vede imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio il leader della Lega Matteo Salvini si possono già fare: quello iniziato ieri a Palermo sarà un processo lungo e, contrariamente alle intenzioni dell’accusa, ci si muoverà ben oltre la vicenda strettamente processuale.
Scegliendo, peraltro senza riservarsi la decisione, di ammettere tutti i testimoni indicati dalle parti, il tribunale ha di fatto già scritto la linea. Sui tempi anzitutto, visto che sul banco dei testi sfileranno decine di persone: politici vecchi e nuovi, ex premier stranieri, 007 e perfino l’attore Richard Gere. Ma anche sulla piega che finirà per prendere la trattazione. Nonostante le argomentazioni contrarie illustrate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, i giudici senza prendere tempo e pronunciandosi subito dopo gli interventi delle parti, hanno autorizzato la citazione di tutti i testimoni. Dall’ex primo ministro maltese Muscat, all’ex capo dell’Aise Carta, dal giornalista autore di reportage sui lager libici Nello Scavo, all’attore di Hollywood, travolgendo così i paletti messi dai pm che avevano tentato di circoscrivere l’oggetto del processo al divieto di sbarco dei 147 migranti soccorsi dalla ong spagnola Open Arms.
Le accuse
Le accuse a Salvini muovono da lì: dal non aver consentito, ad agosto 2019, l’approdo dell’imbarcazione nel porto di Lampedusa, nonostante il Tar avesse annullato la decisione del Viminale di impedire il trasferimento a terra di profughi, donne e bambini stremati dalla traversata del Canale di Sicilia. Una linea, secondo i pm, decisa in solitudine dal ministro dell’Interno malgrado la ferma opposizione dell’allora premier Giuseppe Conte - tra i testi citati - che in una serie di mail aveva invitato il leader della Lega ad autorizzare lo sbarco immediato dei minori a bordo della Open Arms, anche alla luce della presenza della nave al limite delle acque territoriali. Di questo, del capo di imputazione e delle accuse a Salvini, secondo l’accusa si sarebbe dovuto parlare. E invece nel processo entrerà anche molto altro: il rischio di infiltrazioni di terroristi tra i migranti, ad esempio.
La questione testimoni
La difesa del senatore ha chiamato a deporre l’ex capo dell’Aise che proprio su questo dovrà riferire. Solo che, fa notare la Procura, nessuna segnalazione in tal senso era giunta dai Servizi in merito alla Open Arms. Una testimonianza irrilevante, dunque, come, sempre secondo l’accusa, quella di Gere, che salì a bordo della nave per rendersi conto delle condizioni dei profughi e che, su richiesta del legale della ong, dovrà raccontare quanto visto. «Abbiamo testimoni qualificati che potranno riferire le stesse cose, evitiamo spettacolarizzazioni», ha provato a obiettare il procuratore. Linea condivisa da Salvini che alla fine dell’udienza ha ironizzato sulla presenza in aula dell’attore: «Ditemi voi quanto è serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere». E inutile per i pm è anche la citazione di Muscat, peraltro protetto dall’immunità diplomatica e quindi non soggetto agli obblighi previsti per i testimoni dalla legge italiana.
A citare l’ex premier è stata la difesa di Salvini che vuol dimostrare che la Open Arms scelse arbitrariamente di arrivare a Lampedusa nonostante avesse la possibilità di attraccare a Malta. «Il sequestro di persona è un reato previsto nel caso in cui la vittima sia costretta a stare in un posto - sostiene il legale -. In questo caso la nave aveva la possibilità di andare in Spagna o a Malta e non era costretta a stare in Italia, quindi mancano i presupposti del sequestro».
Processo rinviato
Al termine dell’udienza - il processo è stato rinviato al 17 dicembre - Salvini si è fermato con i giornalisti non risparmiando bordate alla ong e ribadendo di aver solo difeso i confini del Paese secondo la linea stabilita dal Governo. «Non ho parlato con Oscar Camps, non prendo lezioni da comandanti di navi che si sentono al di sopra delle leggi - ha detto riferendosi al responsabile della associazione-. Ci sono sicuramente dei motivi economici, in Italia ci sono diverse inchieste sui soldi che le Ong guadagnano con questa loro attività. Non vorrei che, al di là dell’umanità, dietro alle vicende dei migranti ci fosse un interesse economico». A Palermo era presente lo stesso Camps: «Il significato di essere qui oggi è quello di ottenere giustizia. Non facciamo politica, salviamo persone».
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