Omicron: «Non è provato che provochi forme gravi di Covid»
La variante Omicron preoccupa per la velocità con cui si è diffusa, ma il mondo scientifico richiama alla cautela: bisogna aspettare i dati per poter stabilire se è la nuova variante è più contagiosa della Delta o meno, se è in grado di sfuggire ai vaccini e, soprattutto, se può provocare la forma grave della malattia. In attesa delle risposte la cosa più opportuna da fare è tenere alto il ritmo delle vaccinazioni, ha detto Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-Scientifico e presidente del Consiglio Superiore di Sanità. «Ad ora - ha detto - non sappiamo se sia più pericolosa ma i vaccinati sono largamente protetti».
Intanto l’attenzione si concentra sull’Europa dove, a differenza del Sudafrica la variante Delta è dominante e potrebbe essere il vecchio continente il banco di prova per capire se la Omicron potrebbe sostituirsi alla Delta e se è più o meno aggressiva. Nel caso in cui fosse più contagiosa, ma con sintomi lievi, il virus Sars-CoV-2 potrebbe diventare endemico e si potrebbe guardare con fiducia alla fine della pandemia, ha osservato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. Al momento, però, non ci sono ancora dati che permettano di avvalorare nessuno scenario e sono forti le perplessità verso la decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di classificare la Omicron come una «Variante di preoccupazione» (Voc), portando al massimo livello l’attenzione su questa nuova forma del virus SarsCoV2 che, ha detto la stessa Oms, potrebbe avere «gravi conseguenze».
I medici sudafricani
I medici sudafricani, che per primi hanno segnalato la nuova variante, parlano di un «allarme eccessivo», accompagnato da una «reazione spropositata», come ha detto la presidente dell’Ordine dei medici del Sud Africa, Angelique Coetzee. «I pazienti che ho visto - ha aggiunto - avevano sintomi lievi e sono guariti. Nessuno è stato ricoverato e non c’è stato bisogno dell’ossigeno. Questa reazione nel mondo non ha alcun senso».
In Italia
Anche in Italia il mondo della ricerca e della sanità pubblica è su posizioni analoghe: «preoccupati» per la variante Omicron «mi sembra un termine largamente eccessivo», ha detto Locatelli; per il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri è «prematuro stabilire quanto sia preoccupante la variante Omicron»; per l’epidemiologa Stefania Salmaso della variante Omicron «abbiamo capito che è contagiosa, se non tanto quanto la Delta forse anche un po’ di più, ma se sia pericolosa e dia sintomi più gravi non è detto».La stessa ricercatrice alla quale si deve il vaccino di Pfizer/BioNTech, Katalin Karikò, biochimica e senior vice president di BioNTech, ha osservato che «non sappiamo se è necessario adattare il vaccino alla variante Omicron». Per l’Istituto superiore di Sanità «non ci sono ancora evidenze che l’infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti» e «al momento - non è ancora chiaro se la variante Omicron sia più trasmissibile rispetto alle altre, inclusa la Delta».
Serviranno due settimane per capire come stanno le cose, ha detto anche l’immunologo Sergio Abrignani, dell’Università di Milano e membro del Cts. «Aspettiamo i dati e non facciamoci prendere dal panico». Di «comunicazione spettacolarizzata» hanno parlato infine il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano ed il presidente di Aifa Palù.
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