Omicidio Sana Cheema, il padre e il fratello sono stati liberati
Il tribunale di Gujrat, nel Nord-Est del Pakistan, ha assolto per mancanza di prove e testimoni tutti gli 11 imputati per l'omicidio di Sana Cheema, la ragazza pakistana uccisa il 18 aprile scorso prima di rientrare a Brescia, doveva viveva, perché - questa era l'accusa - voleva sposare il fidanzato italiano.
Lo riferiscono i media asiatici. Tra gli imputati figuravano il padre, la madre e diversi altri familiari.
Sana aveva detto no ad un matrimonio combinato ed è morta il giorno in cui sarebbe dovuta tornare in Italia. I parenti sostenevano fosse per cause naturali, avevano anche presentato un certificato medico, risalente a pochi giorni prima della morte, nel quale si documentava un ricovero per pressione bassa.
Ma dall'Italia si è levata la protesta e le autorità pakistane ci hanno voluto vedere chiaro e hanno chiesto la riesumazione del corpo della giovane, seppellita in tutta fretta dai parenti. L'autopsia aveva invece poi confermato il decesso per strangolamento.
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