Omicidio Lidia Macchi, 30 anni dopo la svolta e l'arresto
Svolta clamorosa, dopo quasi 30 anni, nell’omicidio della studentessa di Comunione e Liberazione Lidia Macchi. Venerdì mattina la polizia ha arrestato a Brebbia, in provincia di Varese, Stefano Binda, 47 anni, un ex compagno di scuola della vittima che, secondo gli inquirenti, sarebbe l’autore della lettera anonima fatta pervenire alla famiglia nei giorni successivi al delitto: nel messaggio si alludeva ad alcune vicende legate alla vita di Lidia, la studentessa di 21 anni uccisa a Cittiglio il 7 gennaio del 1987. La giovane venne ritrovata in un boschetto dei pressi dell’ospedale, il corpo martoriato da 29 coltellate.
L'uomo arrestato su disposizione del gip di Varese, Anna Giorgetti, è accusato di omicidio volontario aggravato. L'inchiesta sulla morte della ragazza era stata riaperta nel 2013 dal sostituto procuratore generale di Milano, Carmen Manfredda, che aveva avocato le indagini prima coordinate dalla Procura di Varese.
Da quanto si apprende, l'uomo sarebbe colui che il 9 gennaio dell'87, giorno dei funerali della ragazza, avrebbe inviato una lettera anonima a casa della famiglia Macchi intitolata 'In morte di un'amica' che conteneva riferimenti impliciti e inquietanti all'uccisione della giovane.
Negli ultimi giorni la svolta nell'inchiesta, attraverso una serie di testimonianza e riscontri, che ha portato all'arresto
di stamattina. Secondo quanto è trapelato dagli ambienti investigativi, una donna che aveva ricevuto in passato lettere da parte dell’uomo avrebbe riconosciuto lo stile della calligrafia guardando una trasmissione televisiva e notando che le lettere scritte all’epoca in relazione all’omicidio di Lidia Macchi coincidevano nello stile e nella forma con quelle che le erano state recapitate.
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