Oltre 1.200 morti, Israele verso l'offensiva totale: diluvio di razzi e raid su Gaza
Al quarto giorno di guerra, Israele ritrova l'unità politica e si prepara alla «completa offensiva» a Gaza, mentre dalla Striscia è un diluvio di razzi e lo Stato ebraico martella l'enclave palestinese con attacchi continui. Ma Hamas non sembra più l'unico nemico da combattere: l'atmosfera di continua frizione con Hezbollah a nord, con i suoi continui lanci di razzi, sembra destinata a sfociare in conflitto aperto. Non a caso gli Usa avrebbero deciso di dispiegare una seconda portaerei vicino a Israele, oltre all'ammiraglia Gerald R. Ford che già staziona nelle acque vicine.
La guerra sta imponendo ad Israele l'unità, soprattutto a fronte degli oltre 1.200 morti e 2.806 feriti patiti nell'attacco di sabato. Per questo i partiti della maggioranza di governo hanno votato per dare al premier Benyamin Netanyahu il mandato di formare un governo di emergenza nazionale inglobando nell'esecutivo - e soprattutto anche nello strategico gabinetto di sicurezza - l'opposizione di Benny Gantz. La formalizzazione della svolta - il premier incontrerà Gantz in tempi ravvicinati - è prevista ad ore, visto che anche il riottoso ministro di ultradestra Itamar Ben Gvir ha accettato la decisione. Sul terreno d'altra parte la situazione è in netto peggioramento, con il moltiplicarsi degli attacchi aerei sulla Striscia e l'aumento dei razzi lanciati da Gaza che progressivamente stanno tornando a colpire il centro di Israele, dove oggi sono risuonate per ben tre volte le sirene d'allarme a Tel Aviv. L'area della città comprende anche lo scalo internazionale Ben Gurion, da sempre obiettivo di Hamas.
Anche la città costiera di Ashkelon, dopo un ultimatum lanciato dai miliziani jihadisti, è stata bersagliata da un massiccio attacco di razzi. Uno di questi ha colpito l'Hotel Regina, sfiorando l'inviato del Tg1 e la sua troupe.
L'acuirsi dello scontro - a Gaza le vittime secondo gli ultimi dati sono 830, mentre si contano 4.250 feriti e oltre 180mila sfollati - sta suscitando la preoccupazione delle istituzioni internazionali. L'assedio totale di Gaza è «proibito» dal diritto internazionale umanitario, ha ricordato ad Israele l'Onu da Ginevra, ammonendo che «la portata e la velocità di ciò che sta accadendo nei Territori palestinesi occupati e in Israele sono agghiaccianti». «Il mio messaggio a tutte le parti - ha detto il capo degli affari umanitari dell'Onu Martin Griffiths - è inequivocabile, le leggi di guerra devono essere rispettate. Coloro che sono tenuti prigionieri devono essere trattati umanamente, gli ostaggi devono essere rilasciati senza indugio, i civili e le infrastrutture civili devono essere protetti, e gli aiuti umanitari, i servizi e le forniture vitali a Gaza non vanno bloccati».
Il nodo degli ostaggi - circa 200 trattenuti dalle milizie palestinesi - resta ovviamente un assillo per Israele. Il capo politico di Hamas, Ismail Hanyeh, ha avvertito che non ci saranno «discussioni sui prigionieri e sugli ostaggi in mano alle forze di resistenza» fino alla fine della campagna militare. E a rendere ancora più incandescente la reazione dello Stato ebraico sono anche le notizie che giungono dal kibbutz di Kfar Aza - uno di quelli razziati da Hamas - dove centinaia di persone sono state trucidate, «compresi 40 bambini e neonati», alcuni di essi «decapitati», come ha raccontato un soldato alla tv israeliana I24. Una notizia non avallata finora dall'esercito, che ha confermato l'uccisione di «neonati e bambini» senza tuttavia precisare il numero né parlare di decapitazioni.
A Gaza
L'aggressione subita in questi giorni da Israele porta inequivocabilmente ad un'operazione di terra nella Striscia. Secondo alcuni esperti militari, potrebbe avvenire da due punti: a nord e a sud, per convergere poi verso Gaza City. «Ho allentato tutte le restrizioni, abbiamo il controllo dell'area e - ha annunciato il ministro della Difesa Gallant alle truppe al confine di Gaza - ci stiamo muovendo verso un'offensiva totale». Gallant ha quindi confermato che l'esercito ha recuperato il controllo sul confine, obiettivo primario per l'ingresso nella Striscia.
A rafforzare l'ipotesi c'è l'intensità degli attacchi dall'aria, non solo sulle infrastrutture ma anche - come ha detto il portavoce militare - sui quadri di comando di Hamas e della Jihad. In due raid mirati sono stati uccisi il ministro dell'Economia di Hamas, Joad Abu Shmalah, e Zakaria Mamr, membro dell'ufficio politico. La gente a Gaza non sa più dove rifugiarsi ed è stato chiuso l'unico valico di uscita possibile, quello di Rafah con l'Egitto dopo un raid di Israele denunciato dal Cairo. Nella notte scorsa Rimal, quartiere di Gaza, e Khan Younis, nel sud della Striscia, sono stati martellati in modo particolare negli oltre 260 raid, con 250 obiettivi colpiti. Il ministero dell'Edilizia a Gaza ha riferito, con stime che sembrano prudenti, che 790 unità abitative sono state distrutte, mentre 5.330 hanno subito gravi danni.
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