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Oleg Orlov, 'in Russia molti più detenuti politici del previsto'

epa10913518 Human rights activist and chairman of the Human Rights Center 'Memorial', Oleg Orlov, (C) gestures after a court hearing at the Golovinsky District Court in Moscow, Russia, 11 October 2023. On 8 June 2023, the court started considering the criminal case against Oleg Orlov, who was accused of 'repeatedly discrediting' the Russian army and risked up to three years in a penal colony. The Golovinsky Court of Moscow on 11 October ruled to fine Orlov with 150 thousand rubles (about 1500 US dollar) penalty for discrediting the Russian Armed Forces. EPA/YURI KOCHETKOV
epa10913518 Human rights activist and chairman of the Human Rights Center 'Memorial', Oleg Orlov, (C) gestures after a court hearing at the Golovinsky District Court in Moscow, Russia, 11 October 2023. On 8 June 2023, the court started considering the criminal case against Oleg Orlov, who was accused of 'repeatedly discrediting' the Russian army and risked up to three years in a penal colony. The Golovinsky Court of Moscow on 11 October ruled to fine Orlov with 150 thousand rubles (about 1500 US dollar) penalty for discrediting the Russian Armed Forces. EPA/YURI KOCHETKOV
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ŻABIA WOLA, 20 OTT - In Russia ci sono "molti più" detenuti politici di quanti ne conoscano i gruppi per i diritti umani: ne è convinto il dissidente Oleg Orlov, co-presidente di Memorial, la ong fondata da Sakharov che ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2022. Orlov è stato liberato ad agosto nel più grande scambio di prigionieri tra Russia e Occidente dai tempi della Guerra Fredda. Memorial ha registrato minuziosamente i nomi delle persone incarcerate per aver denunciato l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Il 71enne veterano dei diritti umani era uno di loro: era stato condannato a due anni a mezzo per aver parlato in un articolo contro l'offensiva militare di Mosca. Mentre veniva trasferito tra le varie carceri del vasto sistema carcerario russo, la sua missione era quella di scoprire quanti prigionieri politici c'erano in ciascuna struttura. Oltre ai casi noti, "in ogni carcere ho scoperto che c'erano altrettante persone per le quali c'è una base per considerarle in prigione per motivi politici", ha affermato. "Non sapevamo nulla di loro", ha aggiunto. Ed ora che è libero e vive a Berlino, il suo obiettivo è farli uscire.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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