Netanyahu: «Sì alla tregua in Libano, ma vigiliamo»
«Stasera porto al gabinetto un accordo di tregua in Libano» con Hezbollah. «La durata di questo accordo dipenderà da ciò che succederà sul terreno».
Le parole di Netanyahu
Lo ha annunciato il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un discorso alla nazione.
«Con una comprensione totale tra Israele e gli Stati Uniti, manteniamo la libertà militare completa» in Libano, ha proseguito. Quanto durerà il cessate il fuoco in Libano «dipende da cosa succederà sul terreno: se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo», ha aggiunto il premier, sottolineando tuttavia che «Hezbollah non è più quello di prima, lo abbiamo riportato indietro di decenni».
Sull’Iran
«Sono determinato a fare tutto il necessario per impedire all’Iran di ottenere armi nucleari», ha aggiunto Netanyahu. «Rimuovere questa minaccia è la missione più importante per garantire l’esistenza e il futuro dello Stato di Israele».
Nello stesso discorso ha sottolineato come nell’attacco contro l’Iran del 26 ottobre Israele abbia «distrutto parti significative della sua difesa aerea e della sua capacità di produrre missili, e distrutto un elemento cruciale del suo programma nucleare».
La tregua
La tregua – a lungo auspicata da Stati Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite e G7 – dovrebbe porre fine a più di un anno di ostilità, che da due mesi sono degenerati in una guerra aperta con il maggiore gruppo armato libanese, che gode oltretutto del sostegno dell’Iran.
Con la cessazione delle ostilità a Nord, Israele potrà «concentrarsi sulla minaccia iraniana», ha aggiunto il premier. L’accordo è arrivato in una giornata segnata dai violenti raid israeliani su Beirut da quando, il 23 settembre, Israele ha lanciato una massiccia campagna di bombardamenti contro gli Hezbollah, per poi iniziare le operazioni di terra nel sud il 30 settembre. Prima che l’intesa fosse annunciata, il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva dichiarato che il cessate il fuoco dovrebbe anche contribuire a porre fine al conflitto a Gaza.
Su Gaza
A proposito di Gaza, Netanyahu durante lo stesso discorso alla nazione ha affermato che lì Israele ha «smantellato le brigate di Hamas», oltre ad aver «ucciso circa 20.000 terroristi, eliminato Sinwar, Deif, i leader dell’organizzazione, e riportato a casa 154 dei nostri prigionieri».
«Siamo impegnati a riportare a casa tutti i 101 ostaggi che sono rimasti a Gaza, vivi e morti, e a completare la distruzione di Hamas. In Cisgiordania – ha aggiunto – stiamo eliminando centinaia di terroristi, distruggendo infrastrutture terroristiche e operando in tutti i punti caldi del terrorismo. Non c’è posto dove non arriviamo».
60 giorni di cessate il fuoco
Secondo il sito web americano Axios, l’accordo si basa su un piano statunitense per una tregua di 60 giorni. Durante questo periodo Hezbollah e l’esercito israeliano si dovrebbero ritirare dal Libano meridionale per consentire all’esercito regolare del Paese di dispiegarsi lì.
Gli Stati Uniti, sempre in base a quanto riporta Axios, hanno assicurato il loro sostegno all’azione militare israeliana in caso di atti ostili da parte di Hezbollah. Un’eventualità che il governo israeliano non esclude: il ministro della Difesa Israel Katz ha infatti ribadito che il suo Paese agirà «con forza» in caso di violazione dell'accordo.
La mediazione internazionale che ha portato all'intesa si basa sulla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha posto fine alla precedente guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006, e stabilisce che solo l’esercito libanese e le forze di pace possono essere dispiegate al confine meridionale del Libano.
Le questioni interne
Netanyahu ora però sarà impegnato a trattare sul fronte interno, con i suoi alleati di estrema destra che si sono dimostrati contrari a qualsiasi accordo per un cessate il fuoco. Ieri il suo ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha dichiarato che un intesa di questo tipo sarebbe stata «un grande errore».
Il raid in serata
Dopo il discorso nel quale il premier ha annunciato il cessate il fuoco, un giornalista dell’Afp ha riferito di aver assistito a un raid israeliano in un quartiere commerciale centrale di Beirut.
Il reporter, riferiscono le agenzie, ha visto del fumo uscire dall’edificio preso di mira nel quartiere solitamente trafficato di Hamra, che ospita edifici residenziali, ristoranti, uffici, negozi, l’Università americana di Beirut e il suo ospedale associato.
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