Nato, perché Cina e Russia sono le sfide secondo Biden
Russia e Cina osservate speciali. Tanto più dopo le parole di Joe Biden che senza mezzi termini ha accusato le due superpotenze di «cercare di seminare zizzania nella solidarietà transatlantica». E il presidente Usa non ha risparmiato stoccate neppure a Putin, che incontrerà domani: «Gli Usa non cercano il conflitto con la Russia ma risponderanno se Mosca continuerà le sue attività ostili». Il presidente ha aggiunto che metterà in chiaro con Vladimir Putin (al quale aveva già riservato parole non esattamente di encomio, sfiorando l'incidente diplomatico) che «possiamo collaborare se sceglie di farlo» su mutui interessi o «risponderemo a tono».
L'alleanza Nato ha puntato gli occhi sui due Paesi e nel documento finale, diramato al termine del vertice di Bruxelles tra i 30 capi di Stato e di Governo, si legge che «le ambizioni dichiarate e il comportamento assertivo della Cina presentano problemi sistemici all'ordine internazionale basato sulle regole e alla sicurezza dell'Alleanza. Siamo preoccupati da quelle politiche coercitive che si pongono in contrasto con i valori fondamentali sanciti dal Trattato di Washington. La Cina sta rapidamente espandendo il suo arsenale nucleare con più testate».
Così con un gesto di auspicata distensione diplomatica, l'Alleanza si è impegnata a mantenere «un dialogo costruttivo con la Cina ove possibile», convinti che ci sia del «valore nello scambio di informazioni sulle rispettive politiche e attività, per aumentare la consapevolezza e discutere potenziali disaccordi». Gli alleati hanno esortato la Cina «a impegnarsi in modo significativo nel dialogo e nel rafforzamento della fiducia».
La Cina non ha mancato di replicare alle dichiarazioni seguite al vertice Nato, cercando di minimizzare. Una nota dell'ambasciata cinese presso l'Unione europea ha sollecitato l'Alleanza Atlantica a «vedere razionalmente lo sviluppo della Cina, a smettere con l'esagerare le varie forme di «teoria della minaccia cinese» e a non usare gli interessi legittimi e i diritti legali della Cina come scuse per manipolare la politica del gruppo.
Quanto all'Italia, il premier Mario Draghi ha posto sul tavolo un dossier che parla di Mediterraneo e di fronte Sud come ulteriore campo d'azione della Nato, con un occhio «costante» alla crisi libica. Il «mare nostrum» costituisce un fronte delicato soprattutto in chiave immigrazione: il presidente del Consiglio tornerà a parlarne tra dieci giorni al Consiglio europeo. Draghi tuttavia torna dalla capitale belga con ancora intatte le scorie delle recenti tensioni con Recep Tayyp Erdogan. Il presidente turco e Draghi s'incrociano, compaiono assieme nella foto di famiglia dei 30 leader dell'Alleanza, ma non hanno alcun bilaterale chiarificatore a margine del summit.
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