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Mottarone, perizia super-partes con incidente probatorio

Lunedì il magistrato aveva in programma un sopralluogo per capire se e come spostare la cabina dal punto dell'impatto. La decisione al giudice
  • Sopralluogo degli ispettori della commissione d'inchiesta, voluta dal ministero del infrastrutture,
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«Io mi sento miracolata. Se non mi fossi spostata probabilmente la cabina mi avrebbe colpita perché ero proprio in traiettoria». Marcella P., 64 anni, di Arona, stava percorrendo con un gruppetto di amici un sentiero del Mottarone proprio nel momento della sciagura costata la vita, il 23 maggio, a 14 persone. Le testimonianze che lei e gli altri hanno reso ai carabinieri potrebbero tornare utili ai tecnici che, presto o tardi, saranno chiamati a fare piena luce sulle cause dell'incidente.

«Avevo notato - ha detto - un particolare strano: mi sembrava che la cabinovia fosse più bassa del solito. Ho detto a Marianna (l'amica - ndr) di spostarsi. Dopo 30 secondi ho sentito un fruscio, come se una carrucola metallica stesse scendendo velocemente. Un rumore metallico». La cabina, che fino a poco prima «stava salendo adagio adagio» verso la stazione di arrivo, ha cominciato una corsa folle verso valle per poi schiantarsi al suolo. I turisti hanno aiutato soccorritori e operatori della funivia a raggiungere la zona; uno di loro, salendo per il ripido pendio, è arrivato sul luogo del disastro e, ai carabinieri, ha descritto nei particolari la scena spaventosa che si è trovato di fronte.

I loro verbali saranno esaminati dagli specialisti impegnati a trovare il bandolo della matassa: «Ho sentito un grosso rumore di ferraglia», «era molto forte e strano, sembrava una frustata, sarà durato cinque secondi». Saranno fondamentali i due filmati che la prontezza di spirito di un maresciallo dell'Arma ha permesso di includere negli atti dell'indagine. I tentativi di salvare i file dall'hard disk della videosorveglianza non erano andati a buon fine: il sottufficiale si è così servito del proprio telefonino per registrare le immagini girate da due telecamere di sicurezza. L'interrogativo più grande di tutti è perché si è spezzata la fune traente.

L'operatore Mario Tarizzo, in servizio alla stazione di Mottarone, racconta di aver «sentito un forte rumore di rottura» e di avere allontanato subito dalla plancia i passeggeri che aspettavano l'arrivo della cabina. «Ho schiacciato il pulsante del freno di emergenza che però non ha funzionato. Dopo ho visto la puleggia della cabina 4 con fumo e scintille. Gli ultimi due metri di fune erano aperti». Il cavo, composto da trefoli intrecciati attorno a un anima, era «strecciato». Sulla funivia Stresa-Mottarone - dicono tutti - non era mai successo niente del genere.

«Dal 2002 - ha spiegato un addetto - ci sono stati forse tre casi di accavallamento dei cavi». Poi ogni tanto bisognava riparare o sostituire i rulli. L'ultima volta è successo proprio il giorno prima, il pomeriggio del 22 maggio, dopo le 17: un intervento sul pilone 3 (il più vicino alla cima del Mottarone) definito di routine. Se c'è un nesso con l'incidente, lo stabiliranno le indagini. Con una mossa a sorpresa l'avvocato Marcello Perillo, difensore dell'unico indagato agli arresti domiciliari (il caposervizio Gabriele Tadini), ha chiesto una perizia super-partes con incidente probatorio.

Se il gip Donatella Banci Bonamici sarà d'accordo, l'inchiesta subirà una brusca accelerata. Il pm Olimpia Bossi, che oggi ha incontrato i carabinieri per fare il punto della situazione anche alla luce delle testimonianze raccolte nell'ultima settimana, intendeva procedere più lentamente con la formula dell'«accertamento tecnico irripetibile».

Lunedì il magistrato aveva in programma un sopralluogo per capire se e come spostare la cabina dal punto dell'impatto. «Ma bisogna fare più in fretta - ribatte Perillo - perché è esposta agli agenti atmosferici e al passaggio di persone. Rischiamo la perdita di dettagli utili per la comprensione dei fatti». La palla adesso è nelle mani del giudice.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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