Italia e Estero

Morto Licio Gelli, ex venerabile della P2 e burattinaio d'Italia

È morto ieri sera a 96 anni Licio Gelli, l’ex "venerabile" gran maestro della loggia massonica deviata P2
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Il «burattinaio», «Belfagor», «il venerabile». Ovvero, Licio Gelli. L’ex gran maestro della P2, che tante volte è tornato nella storia della prima e della seconda Repubblica tra rapporti occulti con il potere, vicende giudiziarie, arresti, fughe e guai col fisco, è morto nella sua dimora «storica», Villa Wanda, alle porte di Arezzo. 

Nato a Pistoia il 21 aprile 1919, a 18 anni si arruolò come volontario nelle «camicie nere» di Franco in Spagna. Fu fascista, repubblichino e poi partigiano. 

Il 16 dicembre 1944 sposa Wanda Vannacci dalla quale ebbe quattro figli. Dopo la guerra si trasferisce in Sardegna e in Argentina, dove si lega a Peron e Lopez Rega. 

Tornato in Italia comincia a lavorare nella fabbrica di materassi Permaflex e diventa direttore dello stabilimento di Frosinone. Poi diventa socio dei fratelli Lebole e proprietario dello stabilimento Gio.Le di Castiglion Fibocchi. 

Nel 1963 Gelli si iscrive alla massoneria. Nel 1966 il Gran maestro Gamberini lo trasferisce alla loggia «Propaganda 2», nata a fine Ottocento per permettere l’adesione riservata di personaggi pubblici. 

Nel 1975 si decide lo scioglimento della P2, che però grazie a Gelli, che da segretario diviene gran maestro, rinasce più forte e allarga i suoi tentacoli in ogni ramo del potere. Quando, il 17 marzo 1981, i giudici milanesi Turone e Colombo, indagando sul crack Sindona, arrivano alle liste, per il mondo politico italiano è un terremoto. 

La lista includeva 962 nomi tra cui anche l’intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, due ministri (Gaetano Stammati e Paolo Foschi, entrambi Dc), 44 parlamentari, 12 generali dei Carabinieri, 5 della Guardia di Finanza, 22 dell’Esercito, 4 dell’Aeronautica e 8 ammiragli. Nell’elenco c’erano anche imprenditori come Silvio Berlusconi, giornalisti come Roberto Gervaso e Maurizio Costano e Vittorio Emanuele di Savoia.

La P2 risulta coinvolta direttamente o indirettamente in tutti i maggiori scandali degli ultimi trent’anni della storia italiana: tentato golpe Borghese, strategia della tensione, crack Sindona, caso Calvi, scalata ai grandi gruppi editoriali, caso Moro, mafia, tangentopoli. 

Il 22 maggio 1981 scatta il primo ordine di cattura, ma Gelli è irreperibile. Verrà arrestato a Ginevra il 13 settembre 1982. Rinchiuso nel carcere di Champ Dollon, evade il 10 agosto 1983 e Trova rifugio in Sudamerica dove resto a lungo tra Venezuela e Argentina.

Il 21 settembre 1987 si costituisce a Ginevra. Torna a Champ Dollon, che lascia il 17 febbraio 1988 estradato in Italia. L’11 aprile ottiene la libertà provvisoria per motivi di salute. 

Il 16 gennaio 1997 c’è un nuovo ordine di arresto, ma il ministero della Giustizia lo revoca: il reato di procacciamento di notizie riservate non era tra quelli per cui era stata concessa l’estradizione. I

l 22 aprile 1998 la Cassazione conferma la condanna a 12 anni per il Crack del Banco Ambrosiano. Il 4 maggio Gelli è di nuovo irreperibile: la fuga dura più di quattro mesi. 

Gli vengono concessi i domiciliari, che sconterà a Villa Wanda, la residenza dove è morto e che nell’ottobre 2013 gli venne sequestrata a conclusione di una indagine per un debito col fisco; la magione - nella quale tuttavia continuò a vivere - è rientrata nella sua disponibilità piena nel gennaio scorso per la dichiarata prescrizione dei reati fiscali. 

Nell’aprile 2013 i pm di Palermo dell’inchiesta Stato-mafia lo hanno sentito per gli intrecci tra P2, servizi ed eversione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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