Molestie sessuali, Biden: «Non è mai accaduto»
«Non è mai accaduto». Joe Biden rompe il silenzio ed è categorico: le accuse di molestie sessuali mosse nei suoi confronti da Tara Reade, la sua ex assistente quando era senatore negli Anni Novanta, sono «false».
Dopo settimane di tensioni e polemiche, l’ex vice-presidente americano racconta la sua verità dei fatti con cautela e determinazione. Ma difficilmente la sua intervista di quasi 20 minuti alla tv amica Msnbc, la liberal per eccellenza, riuscirà a spazzare via i dubbi e mettere a tacere le critiche in una campagna elettorale stravolta dal coronavirus.
La pandemia ha già relegato Biden in seconda fila rispetto a un Donald Trump padrone della scena. E il caso Reade rischia di concentrare tutta l’attenzione su accuse che minano le chance di Biden per la Casa Bianca - il voto femminile è determinante - e lo contrappongono al #MeToo di cui finora è stato un fervente sostenitore.
Per i dem la partita è delicatissima perché in gioco c’è la presidenza e la loro credibilità. Il rischio maggiore è che le accuse di Reade indeboliscano le critiche dei democratici contro Trump e i suoi uomini sul fronte femminile.
Emblematico è il caso del giudice della Corte Suprema Brett Kavanaugh, al quale il partito di Nancy Pelosi nel 2018 ha dichiarato guerra cavalcando le accuse mosse nei suoi confronti da Christine Blasey Ford. Accuse negate da Kavanaugh e alle quali i repubblicani non hanno creduto. Ora il dilemma dei democratici è se emulare o meno il partito conservatore e fare muro senza se e senza ma intorno a Biden.
È in questo contesto che molti democratici hanno fatto pressione nelle ultime settimane su Biden e sulla sua campagna per uscire allo scoperto. L’ex vice presidente lo ha fatto attirandosi molti plausi ma non convincendo del tutto. «Voglio dire che non è mai, mai accaduto», ha detto Biden a Morning Joe, la popolare trasmissione di Msnbc condotta fra gli altri da Mika Brzezinski. Proprio Brzezinski ha messo Biden con le spalle al muro chiedendogli di consentire l’accesso ai suoi archivi personali per verificare l’esistenza di un esposto con il nome di Reade, e soprattutto chiedendogli di spiegare perché ha sostenuto Ford contro Kavanaugh ma ora nega le accuse della sua ex assistente.
Biden ha opposto resistenza all’accesso ai suoi archivi, invitando però a verificare l’esistenza o meno dell’esposto presso gli Archivi Nazionali del Senato. Poi ha cercato di spiegare la differenza fra il suo caso e quello di Kavanaugh: «Alle donne serve un enorme coraggio per farsi avanti e mettersi sotto i riflettori. Il punto di partenza è che stanno dicendo la verità. Poi però bisogna guardare alle circostanze e ai fatti che, alla fine, sono quelli che contano. I fatti in questo caso non esistono».
Trump, sornione, segue a distanza gli sviluppi. «Le accuse sembrano vere. Ma è Biden a dover rispondere. Potrebbe anche trattarsi di accuse false, io ne so molto di accuse false, contro di me sono state avanzate molte volte».
E mentre i repubblicani cavalcano il caso Reade, a complicare la partita di Biden è arrivato il New York Times con la richiesta di un'indagine approfondita in nome degli americani che meritano un partito serio che non si nasconde e indaga in modo approfondito sul suo candidato.
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