Molestie all’Adunata, prime denunce. Guerini: «Fatto gravissimo»
La prima denuncia è stata presentata ai carabinieri e altre ne arriveranno a breve, perché alcune delle decine di vittime delle molestie sessuali ricevute lo scorso fine settimana a Rimini, in occasione dell’Adunata degli Alpini, sono pronte a presentare una querela contro ignoti alle forze dell’ordine: «Non Una di Meno», il gruppo che ha raccolto e diffuso le segnalazioni, sta lavorando con il proprio team legale.
La vicenda continua a suscitare polemiche e aumentano le segnalazioni di episodi: fischi, battute pesanti, attenzioni non richieste con qualcuno che è anche arrivato ad allungare le mani. La prima a passare al contrattacco è stata una ragazza di 26 anni che, nel pomeriggio di ieri, si è presentata alla stazione dei carabinieri con un’amica e il suo avvocato per raccontare quanto le è capitato sabato pomeriggio, quando è stata aggredita da 3 persone in mezzo alla folla.
Secondo la denuncia l’avrebbero presa per un braccio, strattonata e insultata con frasi dall’esplicito riferimento sessuale. Lei si è divincolata ed è riuscita a scappare.
Anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che domenica ha assistito alla sfilata, ha preso le distanze. «I comportamenti raccontati da alcune donne - ha detto - sono gravissimi. Episodi che certamente andranno accertati dagli organi competenti, ma che non possono e non devono essere sottovalutati. Episodi, voglio ribadirlo con forza, che sarebbero all’opposto dei valori degli Alpini e di una manifestazione che è celebrazione di solidarietà, principi e bellissime tradizioni. È sbagliato fare generalizzazioni, ma allo stesso tempo non ci deve essere nessuna tolleranza: le molestie e le violenze non devono mai e in nessun caso trovare alcuna giustificazione e vanno condannate senza esitazioni».
E proprio al ministro della Difesa, oltre a quello dell’Interno, presenterà un’interrogazione Riccardo Magi, presidente di +Europa. «Decine di donne stanno denunciando casi di molestie, con accuse circostanziate. É necessaria chiarezza, non minimizzare l’accaduto, né tantomeno far cadere queste accuse nel vuoto. «Di fronte alle denunce non si può avere atteggiamento omertoso: si stanno verificando le immagini delle telecamere nei luoghi dove sarebbero avvenuti questi fatti?».
L’Associazione nazionale alpini ha respinto le accuse. «È chiaro che se ci sono denunce circoscritte e circostanziate prenderemo provvedimenti», ha detto il presidente dell’Ana, Sebastiano Favero. Molte delle vittime di molestie, tuttavia, non denunceranno, anche perché nella legge italiana spesso non è semplice configurare reati nei comportamenti denunciati a Rimini, come il «catcalling», ovvero le molestie sessuali ’di strada’, reato punito, ad esempio, in Francia, da una specifica legge. A prendere le difese delle vittime è stata la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elly Schlein.
«Le segnalazioni arrivate dall’adunata degli alpini di Rimini - ha detto - devono essere prese sul serio anche quando non prendono la forma di una denuncia alle forze dell’ordine; spesso le donne non denunciano perché temono di non essere credute. Chi ha segnalato ha bisogno del supporto delle istituzioni. Non si tratta di episodi di maleducazione o di ubriachezza: queste sono molestie. E troppo poco si è capito che il problema è molto più profondo, è anche culturale».
Il sindaco Jamil Sadegholvaad ha fatto sentire la propria voce, invitando a non sottovalutare, ma anche a non generalizzare. A difesa degli Apini si è schierata la Conferenza delle donne del Pd riminese. «Intendiamo dissociarci da toni accusatori, tesi a incrementare un clima di polemica qualunquista, che getta un inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito. È imprescindibile che le vittime di eventuali violenze provvedano a esporre querela verso fatti che le abbiano viste coinvolte».
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