Miozzo (Cts): «Serve un numero chiuso nelle vie dello shopping»
Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, teme che i risultati promettenti raggiunti sul fronte del rallentamento dei contagi, vengano frantumati da un addio alla prudenza durante le festività natalizie.
«Mi chiedo: perché se in via del Corso a Roma o nelle strade dello shopping di altre città ci sono troppe persone, non si interviene e non si impone il numero chiuso? Mi pare difficile spiegare che è necessario limitare gli spostamenti tra Regioni se si accetta che, per gli acquisti di Natale, ci siano assembramenti per strada o nei centri commerciali» dice in un'intervista a Il Messaggero.
Miozzo è preoccupato per il mancato rispetto delle regole: «O si trovano dei meccanismi regolatori, oppure al Cts possiamo dire ciò che vogliamo, ma possiamo fare poco». I numeri sono ancora alti e si rischia che con gli ospedali affollati di pazienti Covid, «si morirà di infarto perché le ambulanze sono bloccate, se hai un trauma cranico non troverai posto in terapia intensiva».
Le regole attuali, come quella che prevede il numero chiuso nelle strade troppo affollate, «sono sufficienti ma non vengono applicate».
Il Cts inoltre è d'accordo sulla limitazione che dovrebbe decidere il governo agli spostamenti tra regioni, anche tra quelle gialle: «La fine dell'anno tradizionalmente ha una marcata mobilità. I grandi numeri facilitano la trasmissione del virus. Non può essere un Natale tradizionale, purtroppo».
Prima di andare dai parenti, il tampone «va fatto, assolutamente. Però bisogna essere consapevoli che il test non ti garantisce che sei negativo. Il virus potrebbe essere in incubazione o semplicemente potresti essere contagiato nelle ore successive».
Dunque «fate i tamponi rapidi, perché così si riducono le possibilità di essere positivo - consiglia - però continuate a essere molto prudenti anche a casa di un familiare. Mantenete distanze e mascherine».
Se proprio non se ne può fare a meno, «cene e pranzi devono avvenire con poche persone, meglio se non più di 6. Io sono molto fiducioso sul fatto che l'Italia avrà un piano di vaccinazioni anti-Covid efficace all'inizio del 2021, vediamo di non sbagliare proprio ora».
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