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Milano-Cortina: pm, decreto governo di gravità inaudita

Giustizia: il tribunale di Milano. Immagine generica. Foto ANSA/Roberto Ritondale
Giustizia: il tribunale di Milano. Immagine generica. Foto ANSA/Roberto Ritondale
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MILANO, 10 LUG - Il decreto legge con cui il governo, a giugno, "ha ribadito" che la Fondazione Milano Cortina 2026 non è un organismo di diritto pubblico, e che è una società privata, è "di una gravità inaudita" ed "illegittimo", perché è una legge intervenuta, mentre è in corso un procedimento penale, e che vuole togliere alla magistratura la "prerogativa" della interpretazione delle leggi. Lo hanno sostenuto l'aggiunta di Milano Tiziana Siciliano e il pm Alessandro Gobbis nell'udienza al Riesame, a cui ha fatto ricorso la difesa di un indagato nell'inchiesta su presunte irregolarità nella gestione dell'evento delle Olimpiadi e Paralimpiadi. Il 10 giugno era stata pubblicata una nota del Consiglio dei ministri, con la quale, in sostanza, veniva ribadito, sulla base di un nuovo decreto legge approvato, che le attività svolte dalla Fondazione Milano Cortina non sono disciplinate da norme di diritto pubblico, che la Fondazione non è un organismo di diritto pubblico e opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali. Le prime ricostruzioni investigative nell'inchiesta per corruzione e turbativa, aveva già spiegato il procuratore Marcello Viola quando erano state eseguite le perquisizioni il 21 maggio, "inducono a ipotizzare" che l'ente "Comitato organizzatore dei giochi olimpici, sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come 'ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato', in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali". Una tesi ribadita dagli inquirenti oggi al Riesame, da quanto si è saputo, con una memoria di 90 pagine (quasi 60 di diritto e giurisprudenza) e il primo vaglio sul punto, dunque, spetterà ai giudici Savoia-Nosenzo-Ambrosino. I pm in aula non hanno chiesto di sollevare una questione di legittimità costituzionale sul decreto, ma hanno spiegato che è "illegittimo", chiarendo, in sostanza, che è una norma che va oltre le "leggi ad personam", perché si tratta di un decreto che interviene con un'inchiesta in corso, per togliere ai magistrati la "prerogativa" di interpretare le leggi. Tra l'altro, agli atti, come evidenziato dai pm, da quanto si è appreso, ci sarebbe anche un'intercettazione nella quale un legale della Fondazione avrebbe detto che l'ente è pubblico. A presentare ricorso al Riesame, contro perquisizioni e annessi sequestri, è stato l'ex dirigente della Fondazione Massimiliano Zuco, indagato per ipotesi di corruzione e turbativa, assieme all'ex ad Vincenzo Novari e all'imprenditore Luca Tomassini in relazione ad un appalto per i servizi digitali. Le indagini si concentrano anche su altri affidamenti e contratti, oltre che sul capitolo delle assunzioni di persone legate al mondo della politica.

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