Milani: «Non basta sciogliere FN, serve battaglia di cultura»
Sciogliere Forza Nuova non serve. Se, oltre a mettere il movimento di estrema destra fuori legge, non si intraprende una battaglia culturale a tutto campo. A sostenerlo è Manlio Milani. Per il presidente dell’associazione familiari delle vittime di piazza Loggia, oltre ai «doverosi» provvedimenti, è necessario che «tutti facciano i conti con il loro passato».
Quello sul destino di Forza Nuova dunque è un dibattito inutile? «Tutt’altro. L’attacco al sindacato e alle istituzioni è inaccettabile. Come è inaccettabile che non si ricordi che tra i partecipanti c’erano dei Nar e che dei Nar sono stati condannati per la strage della stazione di Bologna. Di fronte a quanto accaduto si deve pretendere una risposta decisa, un passaggio che metta chi ha agito di fronte alle sue responsabilità. Ma è necessario anche chiudere una volta per tutte il paravento dietro al quale c’è chi si nasconde per non confrontarsi con il passato e non prendere le distanze dal presente».A cosa si riferisce? «All’utilizzo della teoria degli opposti estremismi. Allo "se sciogliamo di qua, allora sciogliamo anche di là". Alle generalizzazioni utilizzate per fuggire a quello che sta accadendo, alle proprie responsabilità».
Nel novembre del 1973 il ministro Taviani sciolse Ordine Nuovo. Carlo Maria Maggi ed altri ordinovisti esodati diedero vita ad Ordine Nero. Sei mesi dopo scoppiò la bomba in piazza Loggia, voluta proprio da Maggi. Cosa ha insegnato la storia? «Che sciogliere un movimento, oltre che doveroso se è fuorilegge, non è sufficiente. Non basta a risolvere il problema se non c’è una presa di coscienza collettiva e non di facciata».
La nostra democrazia è in bilico come lo era allora? «Oggi c’è la tentazione a minimizzare. Si sostiene da più parti che si tratti di gruppi isolati, di frange minoritarie, che prendono a pretesto il Green pass per creare confusione, ma che non sono in grado di nuocere. Anche all’epoca non avremmo mai immaginato che qualcuno avrebbe preso a movente la sconfitta nel referendum sul divorzio per tentare di sovvertire l’ordine costituzionale. Eppure è successo, ed è successo proprio in piazza Loggia».Perché non succeda di nuovo da dove bisogna partire? «Bisogna smettere di pensare che il fascismo ed i fascisti siano un problema di ordine pubblico. Trasformare il ministro Lamorgese nel capo espiatorio dei disordini di Roma è l’atteggiamento tipico di chi non vuole fare i conti con quella storia. Quella storia invece va affrontata».
Solo in parlamento? «No. Il tema va sviscerato anche sul piano educativo, soprattutto a scuola. Quella storia va raccontata ai nostri ragazzi, attraverso una narrazione coerente con la nostra Costituzione. C’è troppa confusione: la stragrande maggioranza degli studenti non sanno dare una definizione di radicalismo, di estremismo, di fascismo. La loro consapevolezza dovrebbe essere la priorità di tutti».
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