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Messico, nella guerra di Sinaloa 600 morti in 100 giorni

epa10990362 Soldiers guard the headquarters of the Specialized Prosecutor's Office for Organized Crime (Femdo) following the transfer of Nestor Isidro Garcia 'El Nini', alleged head of security of Los Chapitos criminal group, in Mexico City, Mexico, 22 November 2023. The Secretariat of Security and Citizen Protection (SSPC) of Mexico reported that the head of security of the Los Chapitos group, made up of the four sons of drug trafficker Joaquin 'El Chapo' Guzman, was arrested by agents of the Secretariat of National Defense (Sedena) in Sinaloa state capital Culiacan. EPA/Isaac Esquivel
epa10990362 Soldiers guard the headquarters of the Specialized Prosecutor's Office for Organized Crime (Femdo) following the transfer of Nestor Isidro Garcia 'El Nini', alleged head of security of Los Chapitos criminal group, in Mexico City, Mexico, 22 November 2023. The Secretariat of Security and Citizen Protection (SSPC) of Mexico reported that the head of security of the Los Chapitos group, made up of the four sons of drug trafficker Joaquin 'El Chapo' Guzman, was arrested by agents of the Secretariat of National Defense (Sedena) in Sinaloa state capital Culiacan. EPA/Isaac Esquivel
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CULIACÁN, 18 DIC - La guerra tra le due fazioni del cartello di Sinaloa, da un lato i Chapitos che fanno capo ai figli del Chapo Guzmán e dall'altro i Mayitos, che rispondono al Ismael Mayo Zambada, continua senza sosta dal 9 settembre scorso, 100 giorni esatti. Da allora, gli abitanti di Culiacán, la capitale dello stato messicano di Sinaloa controllano i social media e alcuni notiziari come se stessero cercando di informarsi sulle previsioni del tempo ma, in realtà, vogliono sapere se è sicuro uscire. Dal 9 settembre sono infatti 600 i morti ammazzati di cui si ha una registrazione ufficiale, mentre più di 900 le persone sequestrate dai narcos. In media un omicidio ogni quattro ore, sei ogni giorno. "Ci svegliamo e consultiamo i canali di WhatsApp o i gruppi di Facebook o di WhatsApp — non consultiamo i mezzi ufficiali perché mentono o nascondono le informazioni — per sapere se ci sono sparatorie o blocchi, e poi si decide se uscire o meno", spiega alla rivista messicana Proceso Omar Mancera González, ricercatore della Scuola di Scienze Antropologiche dell'Università Autonoma di Sinaloa. Negli ultimi 100 giorni, le autorità messicane hanno sequestrato 765 armi lunghe, 140 corte, 249mila proiettili e almeno 160 granate.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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