Italia e Estero

Meningite: il virologo risponde

C'è un allarme meningite in Italia? Le risposte di Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento Scienze biomediche
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Non c'è un allarme meningite in Italia. A evidenziarlo, dopo gli ultimi casi, Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento Scienze biomediche per la Salute dell'Università di Milano. Ecco cinque domande all'esperto sulla malattia.

1. C'è un allarme meningite in Italia?
«C'è una maggiore attenzione da parte dei media per un problema che esisteva e che è stato rilanciato perché c'è stata una situazione particolare in Toscana dal 2015. Una serie di casi nel territorio determinati da particolari situazioni su una variante del meningococco e di un gran numero di portatori sani in questa Regione. Non c'è un allarme perché ci sono circa mille casi all'anno di meningite, soprattutto di problematiche batteriche, con un 10% di mortalità. Ben venga una maggiore
informazione perché rilancia la possibilità di ridurre la diffusione di questa malattia attraverso una vaccinazione che, come tutte le vaccinazioni finora era negletta».

2. Esistono dei soggetti più a rischio di meningite?

«No, non si sa, perché una quota di popolazione che può arrivare al 5% è per un certo periodo della vita inconsapevolmente portatore sano, cioè persona in cui alberga nelle prime vie aeree il meningococco. Fa da untore, da diffusore della malattia. Ma non si sa quali siano le condizioni che dalla gola portano alla meninge e quindi determinano una malattia grave. Si sa che ci possono essere momenti di stanchezza, malattie intercorrenti, ma non c'è ancora una chiarezza rispetto a questo passaggio».
 

3. Quali sono i sintomi della meningite?
«All'inizio può essere confusa con un'influenza piuttosto pesante. Ma le caratteristiche sono febbre elevatissima, la presenza in particolare di rigidità della nuca, un'iper-estensione del collo bloccato, vomito a getto, arrossamento cutaneo e sintomi neurologici».
 

4. Cosa fare se si apprende di essere stati in contatto con una persona colpita?
«Dipende da quanto si è stati in contatto. Per fare un esempio, in generale nella scuola i bimbi devono stare attenti per una decina di giorni, che è il tempo di incubazione della malattia e se hanno sintomi devono andare in Pronto Soccorso. Per persone che hanno avuto contatti più stringenti e più duraturi, per più ore, è indicata invece una cosiddetta chemioprofilassi breve, cioè una cura di antibiotici mirati. Il batterio non sopravvive nell'ambiente, quindi non c'è pericolo di contaminazione ambientale. Bisogna seguire le indicazioni della ASL e per semplificare chi è stato a contatto diretto deve prendere una compressa di antibiotico, gli altri devono solo stare attenti alla possibilità di insorgenza di sintomi».
 

5.Tutti coloro che sono venuti in contatto con una persona colpita sono a rischio?
«Sono potenzialmente a rischio se la meningite è da meningococco, se è da altri batteri il rischio è quasi trascurabile perché è raro che vi sia una contagiosità. Se è da meningococco una possibilità di casi secondari c'è».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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