Medici e infermieri lombardi dal Papa: «Siete colonne portanti»
«Cari medici e infermieri, il mondo ha potuto vedere quanto bene avete fatto in una situazione di grande prova. Anche se esausti, avete continuato a impegnarvi con professionalità e abnegazione. E questo genera speranza. Siete stati una delle colonne portanti dell'intero Paese. A voi qui presenti e ai vostri colleghi di tutta Italia vanno la mia stima e il mio grazie sincero, e so bene di interpretare i sentimenti di tutti».
Queste le parole del Papa, che questa mattina ha ricevuto una rappresentanza di medici, infermieri e operatori sanitari provenienti dalla Lombardia, Brescia compresa.
«Quanti, medici e paramedici, infermieri, non potevano andare a casa e dormivano lì, dove potevano perché non c'erano letti, nell'ospedale!», ha sottolineato Francesco nell'udienza in Vaticano, in cui erano presenti anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l'arcivescovo di Milano Mario Delpini e il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, assieme a quelli di Bergamo, Cremona, Crema e Lodi.
«Siete venuti in rappresentanza della Lombardia, una delle Regioni italiane più colpite dall'epidemia di Covid-19, insieme al Piemonte, all'Emilia Romagna e al Veneto, segnatamente Vò Euganeo, qui rappresentato dal Vescovo di Padova - ha detto il Papa -. Oggi idealmente abbraccio anche queste Regioni. E saluto gli esponenti dell'Ospedale Spallanzani di Roma, presidio medico che si è molto prodigato nel contrasto al virus».
«Nel corso di questi mesi travagliati, le varie realtà della società italiana si sono sforzate di fronteggiare l'emergenza sanitaria con generosità e impegno - ha proseguito -. Penso alle istituzioni nazionali e regionali, ai Comuni; penso alle diocesi e alle comunità parrocchiali e religiose; alle tante associazioni di volontariato». «Abbiamo sentito più che mai viva la riconoscenza per i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari, in prima linea nello svolgimento di un servizio arduo e a volte eroico. Sono stati segno visibile di umanità che scalda il cuore. Molti di loro si sono ammalati e alcuni purtroppo sono morti, nell'esercizio della professione. Li ricordiamo nella preghiera con tanta gratitudine», ha aggiunto.
Secondo Francesco, «nel turbine di un'epidemia con effetti sconvolgenti e inaspettati, la presenza affidabile e generosa del personale medico e paramedico ha costituito il punto di riferimento sicuro, prima di tutto per i malati, ma in maniera davvero speciale per i familiari, che in questo caso non avevano la possibilità di fare visita ai loro cari. E così hanno trovato in voi, operatori sanitari, quasi delle altre persone di famiglia, capaci di unire alla competenza professionale quelle attenzioni che sono concrete espressioni di amore».
I pazienti, ha detto ancora, «hanno sentito spesso di avere accanto a sé degli "angeli", che li hanno aiutati a recuperare la salute e, nello stesso tempo, li hanno consolati, sostenuti, e a volte accompagnati fino alle soglie dell'incontro finale con il Signore. Questi operatori sanitari, sostenuti dalla sollecitudine dei cappellani degli Ospedali, hanno testimoniato la vicinanza di Dio a chi soffre; sono stati silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza». «E voi ne siete stati testimoni, anche nelle piccole cose - ha osservato il Papa -. Nelle carezze..., anche con il telefonino, collegare quell'anziano che stava per morire con il figlio, con la figlia per congedarli, per vederli l'ultima volta...; piccoli gesti di creatività di amore... Questo ha fatto bene a tutti noi. Testimonianza di prossimità e di tenerezza».
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