Maxi furto al museo di Verona, il colpo parla bresciano
L’auto che avevano usato per trasportare i dipinti rubati era stata ritrovata a Brescia. Non un caso. Perché cinque di loro abitavano proprio nella nostra città, fino all’arresto di poche ore fa.
Si tratta di cittadini moldavi da tempo di casa all’ombra del Cidneo e componenti della banda che lo scorso 18 novembre aveva fatto irruzione al museo di Castelvecchio, nel cuore di Verona, rubando 17 opere d’arte del valore inestimabile. Un gruppo composto da dodici persone, dieci moldavi e due italiani, entrati in azione a volto coperto e armarti all’ora di chiusura quando ancora l’allarme non era stato inserito.
Trafugarono dipinti del Tintoretto e capolavori di Rubens, Mantegna, Pisanello e Caroto. Parte die quadri sono già stati recuperati in Moldavia, ma all’appello ne mancano ancora alcuni che i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico stanno ancora cercando.
Scapparono rubando l’auto di proprietà del custode del museo e ritrovata a Brescia, in via Chiusure, zona nord della città. Proprio dove abitavano cinque dei moldavi ora finiti in carcere. Lo stesso custode è risultato essere il basista: la moglie, una moldava, sarebbe l'anello di congiunzione con la criminalità dell'Est, mentre del gruppo faceva parte anche il fratello gemello della guardia giurata che finse di essere stato usato come scudo dagli stessi malviventi. In realtà, per gli inquirenti, suoi complici.
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