Mandela Day: cosa imparare dagli insegnamenti del premio Nobel
Non è mai facile descrivere la vita di un uomo. È difficile capire da dove partire, su cosa soffermarsi, cosa tralasciare. Se l'uomo è grande, tracciarne un ritratto è ancora più arduo. Se l'uomo è uno dei più grandi del Novecento, la missione è quasi impossibile.
Su Nelson Mandela se ne sono dette tante, tantissime. Il padre del Sudafrica, l'eroe dell'apartheid, Madiba, tanti nomi per descrivere un unico personaggio. Ha lottato con il sorriso di fronte alle ingiustizie, sopportando trent'anni di carcere, diventando il primo presidente nero del Sudafrica, ottenendo il premio Nobel per la pace nel 1993: la sua è una di quelle vite che hanno dell'incredibile, come se fossero nate soltanto per essere tramandate ai posteri.
Ma oggi, nell'International Nelson Mandela Day, nel giorno in cui il padre del Sudafrica avrebbe compiuto cent'anni, bisogna chiedersi cosa succede quando uomini del genere, dopo aver illuminato la storia, ci lasciano. Il ricordo che rimane è indelebile, ma non è l'unica cosa che resta: la vita di Madiba è una di quelle storie che possono e devono insegnare a tutti. A partire dalla capacità di perdonare, che Mandela ha spiegato ad un intero popolo. «Ci sono due strade per raggiungere l'obiettivo di un Sudafrica migliore: la bontà e il perdono», era solito dire il presidente appena eletto. È stato lui che, una volta sconfitta la segregazione razziale, ha impedito alle popolazioni nere di sfogare anni di vendetta e rancori sugli ex oppressori bianchi, condonando tutte le pene a imputati Afrikaans per reati commessi contro la popolazione nera nel periodo della segregazione. Sosteneva che attraverso la vendetta e la violenza la concordia non sarebbe mai arrivata, e ha pacificato una nazione attraverso l'obiettivo di costruire una vita comune di pace per tutte le etnie.
Una vita donata all'impegno contro le discriminazioni fin da giovanissimo, «detesto il razzismo, sia verso i neri che verso i bianchi» e che lo ha costretto un terzo della sua vita dietro le sbarre. Anche qui però, Maniba non si è arreso: «Non si deve mai perdere la speranza» diceva sorridendo, ed è quello che ha fatto. In carcere ha studiato, letto, imparando l'Afrikaans, la lingua degli oppressori e si è preparato per una liberazione che sapeva sarebbe arrivata.
Anche della trattativa e della lotta non violenta Mandela ha fatto la sua bandiera: la negoziazione secondo lui era un'arma politica fine e indispensabile, molto più risolutiva della violenza. E sono proprio stati i difficili tentativi di contrattazione, che hanno sancito la sua lunga vita e lotta politica, a valergli il Nobel per la Pace nel '93.
Uomo gentile e solidale, Mandela ripeteva sempre di progettare il futuro sulla leggerezza «Cammina, leggero, respira tranquillamente, ridi a crepapelle» sembra che ripetesse spesso. Un'ispirazione continua, che deve diventare esempio di vita.
Per questo «Sibonga Mandela», grazie presidente.
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