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Mamma licenziata da Ikea, il giudice: «Nessuna discriminazione»

La donna è separata e ha due figli piccoli, uno dei quali affetto da invalidità del 100%
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Ikea sottolinea in una nota che il Tribunale di Milano sezione Lavoro, respingendo il ricorso della lavoratrice contro il licenziamento «ha riconosciuto la gravità dei comportamenti tenuti da Marica Ricutti e, conseguentemente, ha confermato la legittimità della decisione di Ikea di interrompere il rapporto lavorativo».

L'avvocato di Ikea, Luca Failla, spiega che «la decisione, confermata dai testimoni che sono stati ascoltati durante il procedimento, restituisce la verità dei fatti a una vicenda che in questi mesi è stata interpretata in maniera strumentale e di parte, diffondendo tra l'opinione pubblica un'immagine di Ikea che non corrisponde ai valori che esprime nel suo impegno quotidiano verso clienti, dipendenti e fornitori».

Secondo il giudice, dalle testimonianze raccolte, «emerge che la società in occasione delle variazioni dei turni decise nel giugno 2017 ha cercato di venire incontro alle esigenze della lavoratrice, sia impostando la turnistica sulla base delle emergenze» della lavoratrice stessa, «chiedendo agli altri coordinatori di rendersi flessibili al fine di poterle accogliere, sia accogliendo 15 indicazioni individuate» dalla donna «come assolutamente imprescindibili, su un totale di 17».

La donna è separata e ha due figli piccoli, uno dei quali affetto da invalidità del 100% e l'Ikea ha provato «di aver regolarmente concesso negli anni di usufruire permessi ex Legge 104 per l'assistenza ai genitori e successivamente al figlio disabile, senza che ciò abbia influito minimamente» sulla carriera della dipendente che, dal 2000 l'aveva portata al 2017 ad assumere la qualifica di coordinatrice nel reparto Food.

«Il descritto percorso professionale esclude quindi che Ikea abbia assunto nei confronti» della donna «una atteggiamento discriminatorio», annota il giudice il quale descrive invece gli episodi in cui la donna si è «autodeterminata» gli orari «senza preavvertite il responsabile, pur consapevole del proprio nuovo orario, in due giornate, nella prima pur in mancanza di una esigenza familiare specifica, nella seconda, pur consapevole dei disagi già in precedenza arrecati e delle contestazioni verbali dei responsabili».

«Provato e altrettanto grave» è l'episodio in cui la lavoratrice «ha deciso di fare la pausa all'ora da lei stabilita, senza neppure preavvertire il responsabile e semplicemente ha chiuso la cassa, all'ora di punta, trattandosi di reparto ristorante, senza addurre alcuna plausibile ragione».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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